Questo sito-ebook va letto unitamente al volume F.P. Pinello (2020), Il Decoro. Dalla Cappella Sansevero a Palazzo Bongiorno (Tipheret, Gruppo Editoriale Bonanno, Acireale-Roma), perchè ne costituisce parte costitutiva e integrante. Chi visita il Palazzo può utilizzarlo come guida turistica online
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Fino a oggi, cercando di identificare e di tracciare le diverse dinamiche e i diversi processi che hanno interessato l’Accademismo e le sue relazioni sia con la massoneria “operativa” delle origini sia con quella “speculativa”, presente anch’essa alle origini, si è creduto che, circa la storia della libera muratoria siciliana, per il periodo immediatamente successivo al Regio Editto del 1751, si avessero notizie, scarse, soltanto a proposito dell’Accademia degli Agricoltori Oretei di Palermo.
Peraltro, si riteneva che non si avesse nessuna notizia, neanche per il tramite dell'Accademia degli Agricoltori Oretei, della quale abbiamo soltanto due manoscritti conservati presso la Biblioteca Comunale di Palermo, della massoneria "operativa" sangriana in Sicilia.
La mia monografia "Il Decoro, dalla Cappella Sansevero a Palazzo Bongiorno", che va letta unitamente a questo mio sito disponibile all’indirizzo web https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/ (perché è a esso che rinvio per le immagini e per alcuni concetti fondamentali espresso nella mia monografia; il sito, a sua volta, fa riferimento a lavori da me pubblicati in precedenza), ha il merito di aver portato alla luce un’altra accademia, quella degli Industriosi di Gangi (comune oggi ricadente nella provincia di Palermo, sulle Madonie), peraltro costituita in parte da Agricoltori Oretei, che ci offre una discreta e apprezzabile quantità di notizie circa il travaso del latomismo siciliano dalle logge “operative” e “speculative” dell’Isola alle accademie siciliane della Repubblica delle Lettere del Buon Gusto e arcadica, con focus particolare sulle relazioni con il latomismo massonico “operativo” del principe Raimondo de’ Sangro. Il travaso è avvenuto non nelle accademie tout court, ma in un particolare tipo di accademie che ho chiamato protomassoniche. L’Accademia degli Industriosi di Gangi lavorava in rete con l’Accademia Palermitana del Buon Gusto e con l’Accademia degli Ereini, sempre di Palermo. Si tratta di accademie già segnalate da Ruggiero di Castiglione per la presenza in esse di numerosi massoni.
Nella mia monografia "Il Decoro", attraverso l’analisi di alcune opere degli Accademici Industriosi di Gangi e di Raimondo de’ Sangro principe di San Severo, e anche degli affreschi di Palazzo Bongiorno e della Cappella Sansevero, messi in relazione tra di loro e con lo Splendor Solis di Salomon Trismosin (e il Toson d'Oro o Fiore dei Tesori), con il "Simbolo del VITRIOL o VITRIOLVM", con il manoscritto napoletano del 1678 della Confraternita dell’Aurea RosaCroce, con la “Porta magica” di Villa Palombara, con i Simboli Segreti dei Rosa + Croce del 1785, con l’Iconologia di Cesare Ripa Perugino, con altri scritti di Willermoz, di Pasqually e di Papus e con il giansenismo ho ricostruito l’alchimia cristiana di Raimondo de’ Sangro e degli Accademici Industriosi, individuando nel “Decoro” (così come descritto nell’Iconologia di Cesare Ripa, peraltro fatta rieditare da Raimondo de’ Sangro, a cura dell’abate Cesare Orlandi) il modello del perfetto massone "operativo", e cioè dell’alchimista androgino terrestre.
Da questo lavoro di ricerca è emerso che il dipinto del “Decoro” di Palazzo Bongiorno, sede dell’Accademia degli Industriosi, unitamente allo Spirito Santo, alla sua Santissima Sposa Maria Vergine Assunta in Cielo e al Divin Redentore, è la chiave giansenista (alchemico-cristiana) per entrare dentro gli affreschi del palazzo, per decodificarli e per comprenderne e spiegarne le implicazioni e la portata sociale, così come la statua del “Decoro”, unitamente a quelle della Pudicizia, del Cristo velato, a una particolare icona del "Paradiso dei di Sangro" e al "Lume eterno", lo è per la Cappella Sansevero di Napoli (o Pietalella, o Mater Pietatis).
Questa ricerca, che tratta di questioni storiche relative all’ordine e alla devianza sociale, soprattutto cognitiva, è stata da me effettuata con immaginazione sociologica, seguendo l’impostazione originaria dell’omonima opera del sociologo statunitense Charles Wright Mills e la sua concezione della letteratura.
Essa pertanto riguarda la qualità della mente, in risposta a una Promessa, ed è utile agli «uomini ordinari» per lo sviluppo in loro dell’immaginazione sociologica relativamente al continuum socio-storico-teologico soprannaturale-preternaturale-supernaturale-naturale-artificiale nell’Italia Meridionale a cavallo della metà del Settecento, in rapporto al sacro così come lo intendeva Émile Durkheim. Sacro civile a quel tempo emergente in maniera sempre più diffusa e virale e che poi sarebbe esploso, dopo lunghe riflessioni e meditazioni sulle guerre di religione europee e sulla Tolleranza, con la rivoluzione americana del 1775-1783; o con la rivoluzione parigina del 1789; o, a Palermo, con il patriota giurista massone Francesco Paolo Di Blasi, nipote del’arcivescovo giansenista di Messina Gabriello Maria Di Blasi, decapitato in piazza; o, a Potenza, con l’assassinio del vescovo giansenista Giovanni Andrea Serrao a opera di sanfedisti, dopo che questi aveva preso parte agli eventi della Repubblica Napoletana; o, a Napoli, con il patibolo che fu innalzato, a piazza Marcato, in quello slargo dove venne mozzato il capo a Corradino di Svevia, e caddero le teste di intellettuali ed aristocratici (Domenico D’Alessandro); o, a Roma, con la rivoluzione romana del 1848 ecc. La linea culturale ideale è quella che va dall’Arcadia e dalla Repubblica delle Lettere di Ludovico Antonio Muratori al Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria.
Tali dinamiche e tali processi, come scrive Elvira Chiosi nella Prefazione al libro di Lucia Annicelli Il Codice massonico di Ischia, contribuirono alla crescita di una coscienza civile contraria a qualunque forma di dispotismo e sempre più insofferente nei confronti dell’azione di censura e di repressione messa in atto dal clero. Al soprannaturale, al santo e al sacro religioso si affiancò, radicandosi ogni giorno di più, il sacro civile (la sacralità della carta costituzionale, la sacralità della Patria, la sacralità della proprietà privata, la sacralità del domicilio, la sacralità del tempio massonico, la sacralità della fratellanza massonica ecc.).
Le eresie, le scomuniche, i regi provvedimenti sanzionatori, l’alchimia, la massoneria costituiscono fenomeni di devianza sociale cognitiva e, allo stesso tempo, sintomi e indici di mutamento sociale. Utilizzando un metodo comparativo, basato su testi scritti, dipinti, affreschi, statue, palazzi, biografie, strutture sociali, storia – tutti dati sincronici –, con la qualità della mente promessa dall’immaginazione sociologica di Charles Wright Mills, mi è stato possibile comprendere ciò che è accaduto nel regno di Napoli e di Sicilia durante la seconda metà del Settecento e prima della Rivoluzione francese, relativamente alla viralità di alcune informazioni gianseniste, alchemiche e massoniche, che si sono diffuse mediante una rete di accademie.
Le mie ricerche sulla devianza sociale cognitiva e sul mutamento sociale hanno avuto per focus una particolare via iniziatica cristiano-massonica prerivoluzionaria, della seconda metà del Settecento (il riferimento è alla Rivoluzione francese). Applicando alla cultura occidentale e alla storia occidentale, in modo paradigmatico (e quindi convenzionale), il modello dei quattro periodi della secolarizzazione, ci troviamo in una delle fasi di passaggio tra la seconda e la terza secolarizzazione. Oggi, invece, siamo in piena quarta secolarizzazione. La prima secolarizzazione, e qui cito Luigi Berzano, si caratterizza per il passaggio dal mito al Logos (filosofia greca classica). La seconda secolarizzazione per il passaggio dal Logos della filosofia greca classica al Logos cristiano. La terza per la nascita della scienza moderna, per la tecnologia, per la rivoluzione industriale e per la nascita del mercato. La quarta, che è quella della nostra contemporaneità, per l’autonomia degli stili di vita, per l’anateismo e per altri tipi di ateismo. L’anateismo, e cioè il ritorno al sacro religioso dopo la morte di Dio, secondo un altro modello utilizzato da Luigi Berzano, dai ricercatori dell’Università degli Studi di Torino e da altri, è uno dei cinque tipi di ateismo oggi riscontrabili nella società italiana (e non solo). Il termine ateismo, in questa prospettiva, non deve però essere inteso nel suo semplice significato letterale di atteggiamento che nega l’esistenza di Dio.
Il primo tipo di ateismo è il tradizionale ateismo anticlericale (oggi scarsamente presente e assai presente, invece, ai tempi della Rivoluzione francese e, in Italia, fino alla breccia di Porta Pia, e anche oltre). Il secondo tipo è l’anateismo (il ritorno del sacro religioso dopo la morte di Dio, fenomeno oggi in crescita). Il terzo è l’ateismo devoto (assai diffuso nel mondo politico italiano, e non solo). Il quarto è l’ateismo metodologico (tipico delle scienze, che non possono farsi condizionare dalle religioni e dai valori religiosi). Il quinto è l’ateismo dell’autonomia degli stili di vita (ogni singolo individuo, nella propria quotidianità e in piena autonomia, interagendo in modo simbolico, si costruisce, di giorno in giorno, il proprio modo di vivere il sacro, il santo e le religioni, il proprio stile autonomo). Quest’ultimo tipo di ateismo (il quinto) riguarda in realtà anche coloro che si professano credenti e praticanti, per esempio circa la religione cattolica. Ecco perché il termine ateismo oggi non può più essere utilizzato nel suo semplice senso letterale di atteggiamento che nega l'esistenza di Dio.
Queste classificazioni e tipizzazioni ci aiutano a capire come la massoneria di oggi sia profondamente diversa da quella della seconda metà del Settecento. Quella di oggi, infatti, non può non essere che la massoneria al tempo della società aperta, dello stato laico, della complessità, della quarta secolarizzazione, dell’anateismo, dell’autonomia degli stili di vita, degli altri tipi di ateismo, della società informazionale globalizzata (sia verticalmente che orizzontalmente).
In questo senso e in questa direzione, il modello da me proposto (in Sociologia della massoneria. Lavoro massonico, solidarietà e progettualità sociale) riguarda la massoneria di oggi che non è una religione (la questione è molto più complessa per la seconda metà del Settecento, a causa dei processi di secolarizzazione a quel tempo in atto), che lascia liberi i massoni di seguire la via iniziatica (non necessariamente religiosa) che più aggrada loro e che loro ritengono più adatta alle proprie corde, circa il proprio “lavoro interiore personalissimo” (autonomia degli stili di vita), e che, per quanto riguarda il lavoro di gruppo, può essere compresa mediante sette paradigmi, da me proposti nell’opera. Tale modello si basa sulla distinzione tra massoneria e metamassoneria, lavoro interiore e lavoro di gruppo, visio ad intra e visio ad extra, nonché sulla presa in considerazione del lavoro massonico in funzione della solidarietà (interna e esterna) e della progettualità sociale (interna e esterna).
L’attenzione di questo mio saggio, invece – siamo nella fase di passaggio dalla seconda alla terza scolarizzazione –, è focalizzata sul soprannaturale, così come inteso dalla religione cristiana (si faccia attenzione: non ho scritto cattolica!), nella sua versione giansenista e alchemica (Raimondo de’ Sangro principe di San Severo, le officine “operative” napoletane, la Confraternita napoletana dell’Aurea Rosa Croce, lo Splendor Solis e il Toson d’Oro o Il Fiore dei Tesori, l’Accademia degli Industriosi di Gangi). Si tratta di una versione giansenista e alchemica, anche massonica, socialmente deviante e non soltanto in modo cognitivo, condannata dal papa e dalla curia romana in quanto eretica (da qui la devianza cognitiva), e dunque sanzionata, etichettata e stigmatizzata non solo come grave devianza sociale, ma anche come “crimine” che poteva causare messe all’Indice di opere letterarie, imprigionamenti, torture e sentenze capitali di condanna.
Oggetto di studio è stato il comportamento dell’Uomo Decoroso, all’interno delle accademie e fuori «tralle genti». Nel caso da me studiato, il comportamento esemplare, da imitare, conforme a un ben determinato modello di Uomo, di Guerriero ermetico, era premiato con Corone di Sonetti (o Sonetti a Corona), Catene (di Unione), abbracci fraterni, il cui simbolo, o corpo emblematico, era l’Amaranto e il cui motto era «Sic Floret Decoro Decus» («L’onore pel Decoro fiorisce di ogni tempo, come l’Amaranto»).
Il dipinto del “Decoro” di Palazzo Bongiorno, sede dell’Accademia degli Industriosi, unitamente allo Spirito Santo e alla sua Santossima Sposa Maria Vergine Assunta in Cielo, è la chiave giansenista (alchemico-cristiana) per entrare dentro gli affreschi del palazzo, per decodificarli e per comprenderne e spiegarne le implicazioni e la portata sociale, così come la statua del “Decoro”, unitamente a quelle della Pudicizia e del Cristo velato, lo è per la Cappella Sansevero di Napoli. In questa monografia che, ripeto, va letta unitamente al sito disponibile all’indirizzo web https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/, sostengo che il Fiore dei Tesori, oltre che il Toson d’Oro (più precisamente le Tavole dello “Splendor Solis”), massonicamente sia l’«Amaranto» del «Decoro»: L’onore pel Decoro fiorisce di ogni tempo, come l’Amaranto (Sic Floret Decoro Decus).
Elvira Chiosi, a questo proposito, scrive: «La supremazia nobiliare, contestata nel mito del sangue, veniva ribadita e fondata su nuove basi, aperte alle esigenze della modernizzazione. Il connubio di armi e lettere, riproposto nel sepolcro di Sansevero con discreti simboli della Fratellanza, acquista nuovo significato. La stessa arte militare, nella famosa Lettera Apologetica (1750), si offriva come metafora della sapienza massonica, proposta al re Carlo per guidare efficacemente, come Federico di Prussia, non solo l’esercito ma il nuovo stato borbonico, salvato nel 1744 dal tentativo di riconquista asburgica con la vittoria di Velletri» (2018, p. 13). Lo scopo perseguito da De’ Sangro era quello di fare di un uomo rozzo (da sgrossare) un corazziere (un cavaliere).
Parafrasando ciò che scrivono Hans Bots e Françoise Waquet nell’Introduzione a La Repubblica delle lettere, a proposito del saggio di Robert Mandrou Dagli umanisti agli scienziati, ho scelto di concentrarmi su uomini che esprimevano, nel periodo oggetto di studio, pensieri, sogni e affetti nel loro ambiente storico, e a tal fine mi sono interrogato sui complessi rapporti che essi avevano intrattenuto con la società del tempo, sulle ideologie di cui erano stati il prodotto e il veicolo, sulle istituzioni particolari grazie alle quali avevano acquistato autorevolezza e prestigio.
Nel farlo, anche se di giansenismo non ho scritto espressamente a sufficienza, avendolo già fatto in altre mie opere (“L’amore è il peso che dà il moto all’anima”. Giansenismo e massoneria nella seconda metà del Settecento siciliano …; Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, “dimora filosofale” a Gangi …; si veda anche il mio sito disponibile all’indirizzo web https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/), ho preso in considerazione certe correnti di pensiero (rosacrocianesimo, alchimia cristiana, latomismo) che hanno lasciato tracce, più o meno profonde e durevoli, soprattutto in determinati ambienti locali, ma anche nel mondo intellettuale dell’intera Europa e non solo.
Per la storia della massoneria nelle due Sicilie e delle biografie (prosopografie) del “fratelli meridionali” il valido e sicuro pozzo dal quale attingere, e dal quale ho attinto, è stato certamente l’opera monumentale in sei volumi di Ruggiero di Castiglione, La Massoneria nelle due Sicilie e i “Fratelli” meridionali del ‘700. Vorrei ricordare, in questa sede, anche Pericle Maruzzi che, sulla rivista Lumen Vitae, tentò, nel 1958, l’impresa di ricostruire gli sviluppi della storia della massoneria nel regno di Napoli e di Sicilia nel Settecento (1751-1775) e Edward Eugene Stolper, che portò avanti la medesima impresa su Rivista Massonica, periodico del Grande Oriente d’Italia, da 1974 al 1978. La rieditazione degli articoli di Stolper è stata curata da Mauro Bonanno, nel 2013 (Edwar Eugene Stolper La Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli).
Il contesto da me preso in considerazione è quello della Repubblica delle lettere (in latino Respublica litteraria) definita, da Bots e Waquet, la comunità formata dai letterati, fra il Rinascimento e l’Illuminismo, con il duplice obiettivo di superare le frontiere politico-religiose e di costruire uno stato di un genere particolare. Senza dubbio, nella storia intellettuale dell’Occidente moderno, tale comunità rappresenta un fenomeno di capitale importanza. Quella comunità è esistita e poco importa se in modo ideale o reale, o in che misura e fino a che punto in modo non solo ideale ma anche reale (è, per esempio, il caso dei Rosa + Croce). I dotti pensarono se stessi come una comunità universale. Senza la Repubblica delle lettere, non sarebbero esistiti gli «intellettuali».
Relativamente alla Repubblica delle lettere, con Corrado Viola affermo che, in linea generale, sia Gravina che Muratori, come organizzatori di cultura (o per lo meno di cultura accademica), fallirono e che invece ad attecchire sull’intero territorio nazionale fu l’Arcadia, ‘custodita’ dall’abate Crescimbeni. L’Arcadia romana infatti, per Viola, sembra costituire la sola forma istituzionale in cui possa calarsi, in Italia, la République des lettres. In Sicilia, con epicentro a Palermo, però, e questo è emerso dalle mie ricerche, un ruolo assai importante, a livello di rete accademica, fu svolto anche dal Buon Gusto del Muratori, collegato all’Arcadia.
Con Elvira Chiosi (Prefazione al Vol. V de La Massoneria nelle due Sicilie e i “Fratelli” meridionali del ’700. La Sicilia, di Ruggiero di Castiglione), affermo e sostengo – riportando anche qui in corsivo quanto da lei scritto – che lo studio delle biografie dei singoli massoni e la raccolta di dati iconografici e iconologici relativi a tali biografie (prosopografia) è uno strumento proficuo per la storia delle élite. Pur con i limiti evidenziati da diversi studiosi, si tratta di un metodo che si rivela utile per l’esame delle trasformazioni dei ceti dominanti. Consente, infatti, di individuare le caratteristiche sociali, personali e professionali dei soggetti schedati. L’identificazione di continuità familiari, lo studio delle carriere e della loro durata, l’analisi delle modalità di affiliazione e delle cause delle alleanze o scissioni mettono in luce aspetti peculiari di realtà locali come, appunto, quella siciliana…
Il XVIII secolo – che vide esplodere il bisogno di sociabilità – e la massoneria – che seppe dare a queste richieste sempre più estese delle risposte più rilevanti (la “fratellanza” ha risposto a un sempre più pressante bisogno di associazionismo e di sacro civile da parte della società) – si prestano bene all’utilizzo del modello interpretativo della rete, utilmente impiegato nello studio di diversi fenomeni, come quello delle istituzioni, del commercio internazionale o della diffusione dell’informazione … Dall’inizio degli anni ’90 del Novecento, soprattutto in ambito accademico, ci si è accorti delle valide potenzialità della metodologia di rete applicabile a differenti campi di indagine: élites e governo locale, famiglia e vicinato, stratificazione e mobilità sociale, mercato del lavoro e sviluppo economico.
La scienza delle reti, fondamentale per analizzare le trasformazioni delle realtà sociali, culturali ed economiche può essere utilizzata per rappresentare le relazioni umane nel loro dispiegarsi. I personaggi, calati nelle loro diverse esperienze, sono considerati non singoli soggetti autonomi, ma interdipendenti; le relazioni tra protagonisti appaiono sempre più canali per comunicare e trasformare conoscenze o risorse materiali o condivisioni di potere o modelli di comportamento; i luoghi delle relazioni sono osservati come spazi in cui si aprono inedite opportunità per l’agire individuale, ma anche forti vincoli e condizionamenti…
In una congiuntura di forti mutamenti e di accelerazioni nei vari settori della vita civile, la loggia diventa lo spazio ideale per una frequentazione complessa e dinamica, in cui lo stare insieme è il requisito fondamentale per aprirsi alle più diverse esperienze. I legami massonici costituiscono uno straordinario elemento di solidarietà intellettuali e politiche, consentendo l’instaurarsi di rapporti fortemente condizionanti le vicende personali di tanti personaggi del tempo.
Come ho scritto nel mio Sociologia della massoneria. Lavoro massonico, solidarietà e progettualità sociale, i liberi muratori facevano (e continuano a fare) un lavoro personalissimo sulla e nella loro interiorità, unica, originale, originaria, irripetibile, e facevano (e continuano a fare) anche un lavoro di gruppo, di loggia, di rete, che ha delle regole ben precise, ritualizzate, per il quale vale il principio massonico fondamentale della Tolleranza (procedurale e, insieme, assiologico-spirituale: l’illuminazione), di qualla Tolleranza capace di produrre Unione e Prosperità dei lavori massonici. Prodromico al concetto di Tolleranza fu il concetto di Decoro.
Il dialogo massonico di loggia è caratterizzato dalla Tolleranza, nel senso che il lavoro personalissimo che ognuno compie sulla e nella propria interiorità, unica, originaria, originale, irripetibile, non deve essere d’ostacolo allo svolgimento dei lavori di gruppo, di loggia e di rete, anzi dev’essere messo a frutto, in tali lavori, in un ideale e in un desiderio di sintesi tendente all’UNO (senza che ciò significhi riduzionismo o sincretismo), alla fratellanza di loggia (le singole logge sono sovrane) e alla fratellanza tra tutte le logge della medesima obbedienza e tra le diverse obbedienze che, tra di loro, si riconoscono e sono in rete (Ordo ab Chaos).
È la questione della visio ad intra e della visio ad extra che ho trattato nella mia opera sulla Sociologia della massoneria.
Tale lavoro, personalissimo e di loggia, che non sempre riesce, quando riesce pertanto produce solidarietà. Poiché i frutti cognitivi e comportamentali di tale solidarietà si svolgono anche all’esterno delle officine e delle obbedienze, a 360 gradi, nel cosiddetto mondo profano, esso diventa progettualità sociale e progetto sociale, stile di vita a tutto tondo (oggi autonomo), di ciascun singolo massone. L’ideale massonico è quello del perfezionamento ontologico (trasmutativo, oggi in senso pedagogico, antropologico e sociologico) personalissimo, per il miglioramento della società e dell’umanità.
Da qui l’importanza della prosopografia e degli studi sulle reti. Elvira Chiosi, sempre nella Prefazione al quinto volume (“La Sicilia”) dell’opera del di Castiglione, sostiene, e sono d’accordo con lei, che anche l’universo massonico non appare più caratterizzato esclusivamente in termini ideologici e politici ma si presenta oggi sempre più contraddistinto da nuove pratiche culturali e modi di comunicare che finiscono per estendere, all’esterno della loggia. non il segreto del “lavoro” di perfezionamento (che riguarda esclusivamente gli “accettati”, iniziati e legati con giuramento), ma anche alcuni valori ed interessi condivisi da esponenti della società civile, abituati ad incontrarsi in cenacoli culturali, spesso congiunti e talvolta coincidenti con le stesse logge.
Qui non voglio entrare in polemica con chi concepisce la Tradizione massonica come un assoluto immutabile nel tempo che, magari, si manifesta in forme sempre diverse tra loro e storiche (ci sono però alcuni massoni che non la pensano così e che sono, per così dire, puristi e autoradicantisi in una Tradizione massonica assoluta atemporale e astorica e, necessariamente, anche asociale), ma la cosiddetta Tradizione massonica e i cosiddetti valori massonici non si sono autosottratti a quei processi e a quelle dinamiche di razionalizzazione, di burocratizzazione, di disincantamento, di secolarizzazione e, ultimamente, di anateismo che hanno caratterizzato le società occidentali, dal 1717 a oggi. Non sono stati messi a parte. Non potevano essere messi a parte e non potevano mettersi da se stessi a parte.
È la questione della distinzione della massoneria dalla metamassoneria che ho trattato nella mia opera sulla Sociologia della massoneria.
Per spiegare questi concetti, in alcuni miei articoli e contributi scientifici, ho parlato di passaggio dalla tensione soprannaturale-preternaturale-supernaturale-naturale-artificiale della cultura occidentale (caratterizzata, per quel che ha riguardato i miei studi e le mie ricerche, dal cristianesimo, dal giansenismo e dal cosiddetto movimento dei Rosa+Croce) alla tensione naturale-artificiale (oggi sfociata nell’intelligenza artificiale, nella robotica e nell’Internet delle cose). Non si può comprendere la libera muratoria italiana e occidentale se non si prendono in considerazione queste tensioni.
Fino a oggi, cercando di identificare e di tracciare le diverse dinamiche e i diversi processi che hanno interessato l’Accademismo e le sue relazioni sia con la massoneria “operativa” delle origini sia con quella “speculativa”, presente anch’essa alle origini, si è creduto che, per la storia della libera muratoria siciliana, per il periodo immediatamente successivo al Regio Editto del 1751, si avessero notizie, scarse, soltanto a proposito dell’Accademia degli Agricoltori Oretei di Palermo.
Questa mia monografia, che ripeto va letta unitamente al mio sito disponibile all’indirizzo web https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/ (perché è a esso che rinvio per le immagini e per alcuni concetti fondamentali; il sito, a sua volta, fa riferimento a lavori da me pubblicati in precedenza), ha il merito di aver portato alla luce un’altra accademia, quella degli Industriosi di Gangi (comune oggi ricadente nella provincia di Palermo, sulle Madonie), peraltro costituita in parte da Oretei, che ci offre una discreta e apprezzabile quantità di notizie circa il travaso del latomismo siciliano dalle logge “operative” e “speculative” dell’Isola alle accademie siciliane della Repubblica delle Lettere del Buon Gusto e arcadica, con focus particolare sulle relazioni con il latomismo massonico “operativo” del principe Raimondo de’ Sangro. Il travaso è avvenuto non nelle accademie tout court, ma in un particolare tipo di accademie che ho chiamato protomassoniche.
Nello scrivere questa mia opera, dal punto di vista storiografico, ho avuto sempre ben chiaro il confine tracciabile tra il vero e il falso, all’interno di una fonte ben perimetrata. E, all’interno di quest’opera di tracciamento del confine, ho ben calibrato l’uso delle congetture, laddove mi è stato impossibile tracciare un confine netto tra il vero e il falso. Mi sono stati d’aiuto gli insegnamenti di Tzvetan Todorov contenuti nel suo La conquista dell’America. Il problema dell’«altro»; quelli di Ludovico Antonio Muratori contenuti nel suo trattato Della forza della fantasia umana; quelli di Carlo Ginzburg contenuti nel suo Il filo e le tracce. Vero, falso finto; quelli di Nathalie Zemon Davis contenuti nel suo Il ritorno di Martin Guerre. Un caso di doppia identità nella Francia del Cinquecento; quelli di Peter Burke contenuti nel suo Testimoni oculari.Il significato storico delle immagini; quelli di Henry Jenkins contenuti nel suo Cultura convergente; gli studi di Brian Richardson, di Massimo Rospocher e di Rosa Salzberg.
Francesco Paolo Pinello
Tratto da: Francesco Paolo Pinello (2020), "Il Decoro. Dalla Cappella Sansevero a Palazzo Bongiorno", Acireale-Roma: Tipheret, Gruppo Editoriale Bonanno, pp. 9-18.
INDICE DELLA MONOGRAFIA "IL DECORO":
- Prefazione dell'Autore
- La nascita della Massoneria nelle Due Sicilie e i suoi legami con le accademie
- Il cristianesimo alchemico e l'alchimia cristiana
- Il Decoro
- Bibliografia
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