ISBN 979-12-200-6339-5 ISBN-A 10.979.12200/63395 (2020)

Percorso turistico "Sulla via di Raimondo de' Sangro Principe di San Severo" by Francesco Paolo Pinello (come se fosse la tappa di un Grand Tour dei tempi che furono...)

Ricerche sulla devianza sociale cognitiva e sul mutamento sociale

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Questo sito-ebook va letto unitamente al volume F.P. Pinello (2020), Il Decoro. Dalla Cappella Sansevero a Palazzo Bongiorno (Tipheret, Gruppo Editoriale Bonanno, Acireale-Roma), perchè ne costituisce parte costitutiva e integrante. Chi visita il Palazzo può utilizzarlo come guida turistica online 


Palazzo Bongiorno "Dimora filosofale"

(Foto by Natale Sottile, alcuni particolari degli affreschi)

http://www.cittametropolitana.pa.it/turismo/tesori_d_arte_a_palermo/00010978_Gangi__Palazzo_Bongiorno_Aperto_al_Pubblico.html

GUARDA IL VIDEO SU PALAZZO BONGIORNO DI "BELLA SICILIA"

realizzato per "BORGHI DEI TESORI FEST" 2021: 

https://www.youtube.com/watch?v=1gA5v3jZ-f4

https://www.facebook.com/bellasicilia.it/videos/2242253339239294/

https://www.facebook.com/bellasicilia.it/videos/2242253339239294
https://www.facebook.com/bellasicilia.it/videos/2242253339239294

 

 

Ecco come Giuseppe Fedele Vitale, medico-alchimista-astrologo, sacerdote e poeta, presenta Palazzo Bongiorno:

<Credalo, chi vuole, dunque, che la pietà [a], qual unico principio dell'ottima stima di Dio, non sappia vivere fuori delle strettezze delle solitudini, e de' squallori de' Chiostri, e de' silenzj delle contemplazioni. Sa ben ella meglio ancor dimorare, e vivere su gli alti edificj, e Palagi, e maggiore, quivi a Dio gloria recar puote, ed accrescere. E venghi pure, e se può ci contrasti quel maligno prosuntuoso spirito di contradizione, che FRANCESCO BENEDETTO BONGIORNO [1], un vero esempio non fosse stato della più esatta religione?> [2]

 

NOTE

[a] S. August. lib. 1. de lib. arbitr.  Just. Lips. Lib. I. Opusc. [Si tratta della "Clementia Mundi" dell'omonimo affresco di Palazzo Bongiorno].

[1] Francesco Benedetto Bongiorno barone del Cacchiamo fu il fondatore, mecenate e protettore "locale" dell'Accademia giansenista e "protomassonica" degli Industriosi di Ganci (o Gangi). Fu lui a porre l'accademia sotto la protezione degli arcivescovi di Messina Tommaso Moncada de' principi di Calvaruso e Gabriello Maria Di Blasi, i quali, per sua volontà, divennero Accademici Industriosi, mecenati e protettori "forestieri" dell'accademia medesima (Cfr. L'Applauso e la Gioja Comune NELLA GENIALE, E DEGNISSIMA ELEZIONE In Protettore dell'Accademia degl'Industriosi della Città di Ganci DELL'ECCELLENTISSIMO, E REVERENDISSIMO MONSIGNOR TOMMASO MONCADA DE' PRINCIPI DI CALVARUSO, Arcivescovo di Messina, Patriarca di Gerusalemme, Conte di Realbuto, Signore dell'Alcara, Barone di Bolo, Regio Consigliere a latere di S.M. &c. &c. RIME DIVERSE DEGLI ACCADEMICI Della medesima Ragunanza Colonia della riguardevole Accademia del Buon Gusto di Palermo, NAPOLI, MDCCLXII; Per la elezione in Arcivescovo di Messina di MONSIGNORE DON GABRIELLO DI BLASI per ordine di GANDOLFO FELICE BONGIORNO de' baroni del Cacchiamo, principe dell'Accademia degl'Industriosi della città di Ganci. Dal sacerdote DOTT. GIUSEPPE FIDELE VITALE Segretario di essa. Canzone. MDCCLXIV, In Palermo, Nella Stamperia de' SS. Apostoli in piazza Vigliena presso Pietro Bentivegna). Il barone del Cacchiamo fece costruire Palazzo Bongiorno non soltanto per destinarlo a dimora della propria famiglia ma soprattutto per farne la sede dell'accademia (il piano nobile), "concertando" i dipinti degli affreschi del piano nobile del palazzo con il pittore romano Gaspare Fumagalli, che si appoggiava alla bottega palermitana di Pietro Martorana, del quale aveva sposato la figlia. 

[2] Orazione in morte di Francesco Benedetto Bongiorno. Barone del Cacchiamo, PROTETTORE DELL'ACCADEMIA Recitata nella medesima DA GIUSEPPE FIDELE VITALE, E SALVO Segretario, pp. 11-12, in <Rime degli Accademici Industriosi di Ganci Coll'Orazione Funerale DEL BARONE FRANCESCO BENEDETTO BONGIORNO Protettore di essa Accademia. MDCCLXIX, In Palermo, nella Stamperia de' SS. Apostoli in Piazza Bologni Per D. Gaetano Maria Bentivegna>.

IL PALAZZO

Il Palazzo Bongiorno, poi Li Destri, è un edificio del secolo XVIII, sito nel centro storico di Gangi (Città Metropolitana di Palermo), tra il Corso Umberto a nord e la Salita Matrice a sud, nei pressi della Piazza del Popolo.

È una delle strutture più belle di architettura settecentesca delle Madonie e dell’area metropolitana della Città di Palermo. Dal 1967 l’edificio è stato acquistato dal Comune di Gangi, che ne ha fatto la propria sede di rappresentanza, ed ospita la sala dove si svolge il Consiglio Comunale.

Contrariamente a quanto sostenuto da altri, non è per niente certo che a progettarlo sia stato Gandolfo Felice Bongiorno che, negli anni della sua maturità, si dedicò, da dilettante, e verosimilmente per motivi religiosi (giansenismo e Buon Gusto) e politici, e cioè per questioni di potere locale (anche culturale e religioso), all'architettura sacra e alla sacra decorazione.

La costruzione della sontuosa abitazione dei Bongiorno, baroni del Cacchiamo e marchesi di Eschifaldo, venne iniziata, tra la fine degli anni Quaranta e la prima metà degli anni Cinquanta del 1700, dal barone del Cacchiamo Francesco Benedetto Bongiorno. L’edificio, ora restaurato, è composto da tre piani posti longitudinalmente su due ali, con al centro un giardino pensile. La struttura, a seguito dei restauri, è stata parzialmente modificata. I piani inferiori sono adibiti a sede del Giudice di Pace. Nell’ala est vi sono vari locali, alcuni dei quali dati in affitto per attività di impresa. La decorazione dell’ultimo piano, il piano nobile del palazzo, venne affidata al pittore romano Gaspare Fumagalli (aiutato da Pietro Martorana), attivo a Palermo intorno alla metà del XVIII secolo, che realizzò gli affreschi fra il 1756 e il 1759, firmandoli (Gaspar / Fumagalli / Romanus).

Come risulta da un documento notarile dell’epoca, fu lo stesso barone Francesco Benedetto Bongiorno ad affidare i lavori al Fumagalli e a concertare con lui le icone dei sette dipinti degli affreschi delle volte, che presentano evidenti simboli giansenisti, alchemici e massonici, e anche della piccola saletta del Tabernacolo.

Il palazzo è noto e rinomato proprio per tali affreschi e per essere stato la sede dell’Accademia giansenista e "protomassonica" degli Industriosi di Gangi. Il barone Francesco Benedetto Bongiorno, che fondò e protesse l’accademia, fece costruire e affrescare il palazzo per mettere tale accademia in rete con le accademie palermitane del Buon Gusto, degli Ereini e degli Agricoltori Oretei, con la famiglia del principe Moncada di Calvaruso e con la famiglia dei tre fratelli benedettini Di Blasi, in modo particolare con Gabriello Maria.

Gli Agricoltori Oretei Bonajuto (Bernardo) da Trapani, Carì (Sac. Dottor Francesco) da Palermo, Leanti e Grillo (Arcangiolo) da Palermo, Sarri (Gaetano) da Palermo, di Gregorio e Russo (Sac. Dottor Giuseppe) da Palermo, Marini (Niccola) da Palermo (Niccolò Marino), tutti Massoni, e Platamone (Michele) da Palermo, Duca di Cannizzaro, figlio del Massone Baldassarre Platamone Cannizzaro, dopo la cessazione delle attività della loro accademia palermitana, transitarono nell’Accademia degli Industriosi di Gangi e presero come loro “Duce” il barone Francesco Benedetto Bongiorno, come dichiara lo stesso Francesco Carì in un sonetto del 1769 (in Rime degli Accademici Industriosi di Gangi).

Il primo protettore forestiero dell’accademia gangitana, Accademico Industrioso per volontà del barone Francesco Benedetto Bongiorno, che ne era il protettore e mecenate locale, fu Tommaso Moncada, domenicano, arcivescovo di Messina, Patriarca di Gerusalemme, Regio Consigliere a latere del re di Napoli e di Sicilia, fratello maggiore di Guglielmo Moncada principe di Calvaruso, uomo di fiducia del Gran Maestro di tutte le Logge massoniche napoletane Raimondo de’ Sangro principe di San Severo, nonché Maestro Venerabile della “Loggia Moncada”, all'Oriente di Napoli, e Gentiluomo di Camera con Esercizio del re di Napoli e di Sicilia. Alla sua morte, gli subentrò il benedettino Gabriello Maria Di Blasi, uno tra i più potenti giansenisti dell’isola, anche lui Accademico Industrioso per volontà del barone Francesco Benedetto Bongiorno, nonché arcivescovo di Messina e zio del giurista massone Francesco Paolo Di Blasi, incarcerato e poi fatto decapitare a Palermo, nell'attuale Piazza Indipendenza.

Dopo l’Editto Regio e la bolla papale di scomunica della Massoneria del 1751, alcuni Massoni siciliani continuarono le loro attività, per alcuni anni, dapprima all’interno dell’Accademia degli Agricoltori Oretei di Palermo e dopo all’interno dell’Accademia degli Industriosi di Gangi.      

Gli affreschi del palazzo, unitamente alle sette opere fatte stampare dall’Accademia degli Industriosi di Gangi e ad altri documenti, esprimono e mostrano questa fitta rete di relazioni massoniche, gianseniste e alchemiche e, in modo particolare, sono una chiara testimonianza del sistema massonico “operativo” del principe di San Severo Raimondo de’ Sangro (si veda F.P. Pinello, Il Decoro. Dalla Cappella Sansevero a Palazzo Bongiorno, Tipheret, Gruppo Editoriale Bonanno, Acireale-Roma, 2020). Da qui la loro importanza.

Ciò emerge, in modo particolare, dall’affresco del “Decoro” del palazzo che è stato messo in relazione, dalle recenti ricerche del sociologo Francesco Paolo Pinello, con la statua del “Decoro” della Cappella Sansevero di Napoli e con l’icona del “Decoro” dell’Iconologia di Cesare Ripa, fatta rieditare proprio dal principe di San Severo Raimondo de' Sangro, a cura dell’abate Cesare Orlandi.

 

Già nel 1986, Siracusano aveva osservato che Gaspare Fumagalli, nell'affrescare Palazzo Bongiorno, si era ispirato agli affreschi del Maratta e del Chiari di Palazzo Altieri, a Roma. L’affresco “Clementia Mundi” di Palazzo Bongiorno, che reca la firma del pittore, infatti è una copia, con modifiche anticurialiste, episcopaliste, massoniche e alchemiche, dell’affresco della Clemenza di Palazzo Altieri. Nel 1998, Bongiovanni aveva osservato che, nelle decorazioni almeno di un affresco di Palazzo Bongiorno, Fumagalli si era rifatto esplicitamente all’Iconologia di Cesare Ripa. Si tratta dell’affresco “Bonam Ortu Diem” che raffigura le tre fasi Nigredo – Albedo – Rubedo dell’Opus Magnum alchemico. Ecco cosa scrivevano Maria Concetta Di Natale, Elena Lentini e Guido Meli, nel 1992, circa l'affresco del “Decoro” di Palazzo Bongiorno: «La scena che si rifà al Decoro vede sdoppiata in due figure la sua rappresentazione, come peraltro sembra suggerire il cartiglio mostrato da un puttino in basso che reca la scritta “Sic floret decoro decus”. Elementi simbolici inerenti sono nell’una la pelle di leone e la gamba destra con un coturno, nell'altra la ricca veste, la corona di amaranto sul capo e il piede sinistro con lo zoccolo». 

 

 

Bibliografia

 

- F.P. Pinello, Il Decoro. Dalla Cappella Sansevero a Palazzo Bongiorno, Tipheret, Gruppo Editoriale Bonanno, 2020.

- F.P. Pinello, Palazzo Bongiorno "dimora filosofale" a Gangi, sede dell'Accademia degli Industriosi (sec. XVIII). Percorso turistico "Sulla via di Raimondo de' Sangro Principe di San Severo". Ricerche sulla devianza sociale cognitiva e sul mutamento sociale. Disponibile al sito web: https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/

- F.P. Pinello, Francesco Benedetto  Bongiorno e Cataldo Lucio Bongiorno (ad vocem) in "Dizionario Enciclopedico dei Pensatori e dei Teologi di Sicilia, dalle origini al sec. XVIII", F. Armetta (a cura di), Vol. II, "Centro per lo studio della storia e della cultura di Sicilia Mons. Travia" della Facoltà Teologica di Sicilia, Salvatore Sciascia, Caltanissetta-Roma 2018, pp. 752-756

- F. Russo, Francesco Paolo Pinello: Presentazione degli affreschi di Palazzo Bongiorno a Gangi. Comparare per ‘proporzioni’, in “Cultura e Prospettive”, n. 36, Luglio-Settembre 2017, Supplemento al numero 3, anno XVIII, della "Rivista culturale Il Convivio", Trimestrale di Poesia Arte e Cultura, organo ufficiale dell’Accademia Internazionale Il Convivio, pp. 69-76.

- F.P. Pinello, Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi. Letti mediante l'Iconologia di Cesare Ripa e alcuni concetti ricavati dalle opere pubblicate a stampa, dal 1758 al 1777, dall'Accademia degli Industriosi di Gangi, Vignate (MI) 2015.

- F.P. Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima. Giansenismo e massoneria nella seconda metà del Settecento siciliano: l'"Accademia degli Industriosi di Gangi" di Giuseppe Fedele Vitale e di Gandolfo Felice Bongiorno. Lo Spirito Santo, la sua Santissima Sposa Maria Vergine Assunta in Cielo, la Passione del Divin Redentore, l'"Ingegnosa Industre Macchina" dell'"Oriuolo", i "Sonetti a Corona". In appendice, la "Clementia Mundi" di Palazzo Bongiorno, sede dell'Accademia degli Industriosi, a Gangi, e l'"Allegoria (o Trionfo o Elogio) della Clemenza" di Palazzo Altieri, sede dell'ABI (Associazione Bancaria Italiana), a Roma, Vignate (MI) 2015.

- R. Di Castiglione, La Massoneria nelle due Sicilie: E i "Fratelli" meridionali del '700, Volume V, La Sicilia, Roma 2011.

- G. Bongiovanni, Fumagalli Gaspare (ad vocem), in "Dizionario Biografico degli Italiani Treccani", Volume 50 (1998).

- M.C. Di Natale - E. Lentini - G. Meli, Gangi Fotografie di Enzo Brai, Engium, Centro per la Promozione e lo Sviluppo della Cultura, Palermo 1992.

- C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, p. 264.

- S. Naselli, Il Palazzo Bongiorno di Gangi. Gli affreschi di Gaspar Fumagalli, Palermo 1968.

- G. Cigno O.M. Cap., Giovanni Andrea Serrao e il giansenismo nell’Italia Meridionale (Secolo XVIII), Université de Louvain, Recueil de travaux, publiés par le membres del Conférences d’Histoire et de Philologie, 2e Série, 48eFascicule, Palermo 1938-XVI.


L'universo alchemico nel centro madonita di Gangi

Inediti segreti si svelano nei settecenteschi saloni, depositari di altre misteriose simbologie occulte. Negli affreschi chiari riferimenti alla libera muratoria in più elementi: dalla fune alla bilancia massonica

Il palazzo Bongiorno in chiave esoterica

LUCIA VINCENTI, Giornale di Sicilia, Giovedì 22 Ottobre 2020, Palermo, p. 24

Il barone Francesco Benedetto Bongiorno di Cacchiamo marchese di Eschifaldo e il fratello Gandolfo Felice non solo abbellirono la dimora con opere pregne d'ermetismo ma vi realizzarono un'Accademia dagli ampi contenuti occulti.

 

Come in tutta la Sicilia, nel centro madonita di Gangi - oggi parte del circuito dei Borghi più belli d'Italia e già Borgo dei Borghi 2014 - l'esoterismo prese tanto piede che nei settecenteschi saloni di palazzo Bongiorno il barone Francesco Benedetto Bongiorno di Cacchiamo marchese di Eschifaldo e il fratello Gandolfo Felice, non solo abbellirono la dimora con opere pregne d'ermetismo ma vi realizzarono un'Accademia dagli ampi contenuti esoterici: quell'Accademia degli Industriosi che accrebbe l'importanza del piccolo centro siciliano contraddistinto dal mecenatismo dei due fratelli gravitanti nell'orbita massonica che affidarono, specie alla sala Clementia Mundi oggi sede del consiglio comunale, un forte simbolismo massonico.

L'Accademia - legata sia a Tommaso Moncada de' principi di Calvaruso che all'esoterica Accademmia del Buon Gusto di Palermo e ai suoi Fratelli Massoni - si adunò a palazzo ogni primo giorno del mese e l'esecuzione dei suoi affreschi fu affidata a Gaspare Fumagalli e al suocero Pietro Martorana e realizzata fra il 1756 e il 1759.

Il barone Bongiorno non badò a celare la sua affiliazione, evidente nel ritratto presente in Rime degli Industriosi di Gangi del 1769, dov'è raffigurato col braccio piegato a squadra e compasso e la mano nascosta, allusione alla fratellanza e segretezza.

Rinveniamo negli affreschi del Palazzo un chiaro riferimento alla libera muratoria - molto più che all'antica alchimia delle origini - in molti elementi.

In un dipinto che contiene anche i colori dell'Opera, due figure femminili simboleggiano "Iustitia et Pax", come l'iscrizione presente nel nastro tenuto da due putti indica. Una ha in mano lo scettro dell'Arte Regale e l'altra le tocca simbolicamente il torace mentre l'altro putto che le incorona con lo scettro regge con l'altra mano la bilancia massonica, simbolo di giustizia. Altri due putti sotto le due figure reggono la spada - simbolo del dominio su materia-fuoco - e un ramo d'acacia, allusione alla forza, resistenza e auspicio di passaggio dall'ignoranza alla conoscenza. Infine l'angelo posto nella parte destra del dipinto tiene in mano una fune, richiamo al nodo massonico.

In "Carità, Fede e Speranza", tre figure femminili con in mano un libro, una corona, una fiamma e uno "scettro particolare" rammentano il dipinto presente nel Tempio della Gran Loggia di Francia.

In un altro dipinto, troviamo raffigurati due giovani che si salutano secondo modalità massonica, un putto che regge un nastro con la dicitura "decoro decus sic floret" e un piccolo cubo sormontato dal simbolo del mercurio, chiaro riferimento della strada che il giovane iniziato - rappresentato senza corona d'alloro sul capo e gamba scoperta mentre stringe massonicamente la mano del ragazzo col mantello - deve percorrere per trasformare la sua vita e renderla perfetta come la pietra cubica. In basso, la cornucopia simboleggia abbondanza, prosperità e trasmutazione dei metalli.

Rinveniamo altri segni nel dipinto che ritrae una donna con lo scettro regale seduta vicino a un globo. Sotto di lei, un'altra figura femminile regge un compasso e un libro aperto, simbolo di conoscenza e quattro putti posti ancora più in basso (come i quattro elementi: acqua, terra, fuoco e aria) hanno un preciso simbolismo: uno tiene un vaso (contenitore alchemico), l'altro versa l'acqua indizio del "lavoro", e gli altri due con spighe e vassoio di frutta sono indizio di prosperità e successo confermato dalla donna al loro fianco che osserva amorevolmente la cornucopia e lo scettro con le ali e il simbolo del mercurio, auspicio del successo ma anche della necessaria trasmutazione e volatilità dei metalli. Un putto infine, sovrasta l'intera figura con l'ermetica scritta "Clementia Mundi".

Leggiamo nel volume "Il Decoro dalla Cappella Sansevero a Palazzo Bongiorno" di Francesco Paolo Pinello che due angeli dipinti "tengono in mano, in modo suggestivo e stilizzati in forma vegetale, i due simboli del Sole e della Luna".

Essendo molti di questi elementi analizzati presenti nelle "Tornate Massoniche" nei Contrassegni degli Ufficiali di Loggia - ossia i Fratelli che ricoprono cariche nell'ambito della Loggia -, comprendiamo che tra gli intenti di Bongiorno vi fu anche la rappresentazione dei Lavori di una Tornata.

Gangi diede anche i natali allo scultore Filippo Quattrocchi - già collaboratore del pittore Vito D'Anna e molto vicino ai fratelli Bongiorno. Ne rinveniamo simboli massonici nelle posture e nelle posizioni delle mani delle statue con l'indice di una mano rivolto verso il cielo e l'altro verso il basso, indizio che entrambi si assimilano alle azioni della corrente ascendente e della forza cosmica. Le sue statue sono presenti nella Chiesa Madre di S. Nicolò - che ospita tra le altre anche la cripta Fossa di Parrini con le mummie di preti di Gangi nel periodo 1725-1872 -, nella Chiesa del Santissimo Salvatore, nella chiesa della Madonna della Catena e di Santa Maria di Gesù.

Constatiamo che nel suo sito istituzionale la stessa amministrazione comunale informi della forte presenza esoterica di Palazzo Bongiorno e del Borgo percorrendo tracce che, partendo dal mito dell'identificazione tra Gangi e la città perduta di Engyon dei cretesi che seguirono re Minosse fino alla Sicania, prosegue con le note di Francesco Paolo Pinello - che ringraziamo, insieme al fotografo Natale Sottile, per alcune foto - e ci auguriamo che altri luoghi valorizzino la misteriosa presenza dei Liberi Pensatori del Settecento e Ottocento, motore prezioso e poco conosciuto della cultura, della storia e dell'arte siciliana.

 

 

Forme e segni

In alto, uno scorcio di Gangi: Borgo dei Borghi 2014; sotto il dipinto "Carità Fede e Speranza"; a destra, il ritratto del barone Francesco Benedetto Bongiorno di Cacchiamo. Si possono notare il braccio piegato a squadra e compasso e la mano nascosta, allusione alla fratellanza massonica e alla segretezza; in basso a destra, l'affresco "Iustitia et Pax", le due figure femminili simboleggiano la Giustizia e la Pace (NATALE SOTTILE) 


ENGUINA deriva da ENGIUM. Per Gangi o Ganci, infatti, gli Accademici Industriosi utilizzavano anche il nome ENGIUM
ENGUINA deriva da ENGIUM. Per Gangi o Ganci, infatti, gli Accademici Industriosi utilizzavano anche il nome ENGIUM

 

Faccio notare che Benedetto Croce inserì "la incoronazione napoletana del dottor Faust", e cioè di Raimondo de' Sangro Principe di San Severo, nel suo libro Storie e leggende napoletane (Croce B., Leggende di luoghi ed edifizi di Napoli, in "Storie e leggende napoletane", Milano, Adelphi 1990, p. 327. 

Riporto inoltre quanto scrive Gandolfo Felice Bongiorno de' baroni Bongiorno, "Principe" dell'Accademia degli Industriosi di Gangi, in una sua Dissertazione dal titolo "Ai Savj Lettori": <Per comprendere, o saggio Lettore, che Gangi, come per origine è antichissima, e che ragionevolmente a molte Città, che pretendono Dafne per Cittadino, può Engio competerlo; Non è stata giammai nelle tenebre dell’ignoranza, ed ha coltivato da tempo in tempo Amatori de’ buoni studj, e molto applicati alle umane Lettere> (G.F. Bongiorno, Ai Savj Lettori, in "Rime degli Accademici Industriosi di Gangi...", Palermo 1769, pagg. XI-XII). Oltre a identificare Gangi con Engio, Bongiorno fa riferimento alle <Città, che pretendono Dafne per Cittadino>.  <Dafni era figlio del dio Hermes e della ninfa Dafnide, ma adottato dai pastori perché abbandonato, da neonato, in un bosco di piante di alloro. Con il tempo diventa musico, canta alla sua mandria accompagnato dal suono della zampogna il cui uso aveva appreso dal dio Pan.

Presto quel giovane pastore diventò non solo bellissimo, ma anche conosciuto per i suoi versi, le sue poesie e il delicato canto che ammaliava molte donne. Un giorno invitato a palazzo del re Zeno che voleva ascoltare il suo canto e le sue poesie, Dafni conquistò l’attenzione della regina Clifene, sedotta da quel fascino delicato e romantico. Perdutamente invaghita dal giovane poeta, sposato però con Echeneide figlia di Giunone, la regina tentò di sedurlo ma senza successo.

Non contenta dell’accaduto e decisa a conquistare il suo obbiettivo, la regina organizzò un’altra cerimonia a palazzo invitando Dafni e approfittando dell’assenza del re. A causa di un potente vino dagli effetti afrodisiaci capaci di ottenebrare la mente, il poeta cedette ai continui tentativi della regina, offrendosi a lei e al suo amore.

Avvenuto così il tradimento, la madre della moglie, Giunone, si vendicò della figlia accecando Dafni. Disperato e cieco, cominciò a vagare per le campagne siciliane continuando a portare con sé il suo canto, la sua arte, intaccata ormai da un dolore profondo e intenso. Viaggiando per i monti della sua terra, Dafni continuò a suonare e cantare canzoni tristi.

Ecco che giunto nei pressi di Cefalù, prese una decisione: togliersi la vita. Fu a questo punto che il padre Hermes ebbe pietà del figlio e, proprio nell’attimo prima di schiantarsi, trasformò Dafni in una rupe.

Secondo la leggenda siciliana di Dafni quella rupe sorge ancora oggi sul mare di Cefalù, accarezzata dalle onde del mare. Si racconta che nei pressi di quel luogo, si possa ancora percepire il dolore di quel poeta, caduto tra le braccia di una donna che non era sua moglie pagando con la vita.

E ancora, si racconta che quel luogo sia pervaso da quella tristezza, che il mormorio del mare porti con sé una malinconica sinfonia che ricorda quelle recitate da Dafni.

La rupe [di Cefalù] oggi è inserita nel registro dei luoghi e della memoria della Regione Siciliana: una tappa immancabile per chi voglia scoprire la storia di Cefalù> (https://cefalu.it/magazine/cefalu-e-la-leggenda-di-un-amore-tragico-dafni/)


Sulla Massoneria della seconda metà del Settecento, si vedano:

 

Relazione della Compagnia de' Liberi Muratori Estratta da varie Memorie, e indirizzata all'Abate Carl'Antonio Giuliani dal Cavaliere Valerio Angiolieri Alticozzi Patrizio Cortonese, Guardia del Corpo di S.M.I. Accademico Apatista, Napoli MDCCXLVI (1746). Angiolieri Alticozzi era Massone

 

https://books.google.it/books?id=XmNndQ5Sy6AC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false

 

Dell'Instituto dei Veri Liberi Muratori, Ravenna 1786, di Isidoro Bianchi, Camaldolese e Massone (insegnò logica e metafisica, non senza dure e aspre polemiche, presso il Seminario di Monreale, su invito dei fratelli benedettini e Accademici Industriosi Salvadore Maria e Giovanni Evangelista Di Blasi)

 

https://books.google.it/books/about/Dell_Instituto_dei_veri_liberi_muratori.html?id=EIEkkVet3L0C&redir_esc=y

 

 

Su Palazzo Bongiorno, si vedano:

 

"L'amore è il peso che dà il moto all'anima". Giansenismo e massoneria nella seconda metà del Settecento siciliano: 

https://books.google.it/books?id=zVMfCgAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false

 

Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi: 

https://books.google.it/books?id=RZR_jgEACAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false


Dalla "Pietra grezza" alla "Pietra d'Amore Celeste" (la "Pietra cubica" perfettamente squadrata e alchemica, Mercuriale):

una via iniziatica cristiano-massonica settecentesca

LA PIETRA GREZZA, DA SGROSSARE

Pietra grezza e bambino (che esce dalla pietra grezza: "Lapidem") con fascio littorio in mano e lama dell'ascia rivolta verso la pietra grezza, per sgrossarla (a sinistra). Il "Lapidem" (a destra) è tratto dal Simbolo del VITRIOLVM (o VITRIOL)
Pietra grezza e bambino (che esce dalla pietra grezza: "Lapidem") con fascio littorio in mano e lama dell'ascia rivolta verso la pietra grezza, per sgrossarla (a sinistra). Il "Lapidem" (a destra) è tratto dal Simbolo del VITRIOLVM (o VITRIOL)

LA "PIETRA CUBICA" PERFETTAMENTE SQUADRATA, ANGOLARE

Pietra cubica perfettamente squadrata angolare sormontata da croce (a squadra con la pietra cubica) e calice (al centro dei due bracci della croce). Calice = Rosa
Pietra cubica perfettamente squadrata angolare sormontata da croce (a squadra con la pietra cubica) e calice (al centro dei due bracci della croce). Calice = Rosa

  

Il "Quadrato" (o Cubo) e la "Croce" erano anche gli "elementi iconici" del "pavimento labirintico" della Cappella Sansevero. Purtroppo non sappiamo quali fossero gli "elementi iconici" della pavimentazione di Palazzo Bongiorno perché, con l'acquisto del palazzo da parte del Comune di Gangi, le maioliche sono state sostituite con anonime lastre di marmo

 

<[...] La scelta della pavimentazione labirintica si inquadra perfettamente nell’itinerario allegorico progettato dal principe [di San Severo Raimondo de' Sangro] per il tempio gentilizio. Il motivo a labirinto, di antichissima tradizione classica e ricco di rinvii alla sapienza ermetica, rappresenta la difficoltà dell’itinerario che deve compiere l’iniziato per approdare alla conoscenza. Risalente ai grandi miti astrali dell’Antico Mondo, la croce gammata simboleggiava secondo i più il movimento cosmico; i quadrati concentrici, alternati alle svastiche, alluderebbero al tetragono degli elementi. I labirinti, presenti in molte cattedrali gotiche e più in generale nelle cosiddette “dimore filosofali”, sono l’immagine alchemica della Grande Opera> (https://www.museosansevero.it/pavimento/).

 

 

Mea Victoria in Croce Rosea
Mea Victoria in Croce Rosea
Grembiulino Massonico (XVIII-XIX sec.). Da notare la Croce sulla collinetta e il Calice (a destra)
Grembiulino Massonico (XVIII-XIX sec.). Da notare la Croce sulla collinetta e il Calice (a destra)
Da notare la Croce (che si erge sopra la Pietra e il Pellicano), il Compasso aperto (sulla Croce) e il Calice (in alto a destra). In alto (all'interno del Triangolo capovolto), il Sole con un altro Triangolo e l'Occhio (all'interno del Triangolo)
Da notare la Croce (che si erge sopra la Pietra e il Pellicano), il Compasso aperto (sulla Croce) e il Calice (in alto a destra). In alto (all'interno del Triangolo capovolto), il Sole con un altro Triangolo e l'Occhio (all'interno del Triangolo)
Grembiule di Maestro Rosa-Croce, Loggia “Alla catena”, Monaco, Germania, XIX sec.
Grembiule di Maestro Rosa-Croce, Loggia “Alla catena”, Monaco, Germania, XIX sec.
Grembiule di Maestro, Loggia “Alla catena”, Monaco, Germania, XVIII-XIX sec.
Grembiule di Maestro, Loggia “Alla catena”, Monaco, Germania, XVIII-XIX sec.

 

Sui grembiuli massonici:

 

http://www.ritosimbolico.it/rsi/2012/08/grembiule/

 

Il piccolo Pellicano nei dipinti degli affreschi di Palazzo Bongiorno ( Saletta del Tabernacolo o del simbolo del Tetragramma latino DEUS)
Il piccolo Pellicano nei dipinti degli affreschi di Palazzo Bongiorno ( Saletta del Tabernacolo o del simbolo del Tetragramma latino DEUS)
SImbolo del Tetragramma "UNUS est DEUS" ed è Spirito, con triangolo con punto (occhio), in basso, sotto il Tetragramma latino DEUS (in ebraico יהוה - yod, he, waw, he) dal quale partono dei raggi di Sole/Luce verso l'alto
SImbolo del Tetragramma "UNUS est DEUS" ed è Spirito, con triangolo con punto (occhio), in basso, sotto il Tetragramma latino DEUS (in ebraico יהוה - yod, he, waw, he) dal quale partono dei raggi di Sole/Luce verso l'alto
Come in alto così in basso ...
Come in alto così in basso ...
Tabula Smaragdina
Tabula Smaragdina
Abramo al querceto di Mamre: la tenda è la prefigurazione del tempio di Salomone. Le tre figure umane rappresentano le tre religioni monoteistiche abramitiche
Abramo al querceto di Mamre: la tenda è la prefigurazione del tempio di Salomone. Le tre figure umane rappresentano le tre religioni monoteistiche abramitiche
Tres videt et Unum adoravit (questa era la scritta originaria del dipinto dell'affresco)
Tres videt et Unum adoravit (questa era la scritta originaria del dipinto dell'affresco)

"LA PIETRA D'AMORE CELESTE"

(La Pietra cubica perfettamente squadrata, Mercuriale)

Pietra cubica perfettamente squadrata mercuriale (e cioè trattata col Mercurio, "sposata", fusa insieme al simbolo Mercurio, che la sormonta: Mercurio Cosmico). Il cubo, come figura piana, è una croce. Simbolo alchemico Mercurio = Luna + Sole + Croce
Pietra cubica perfettamente squadrata mercuriale (e cioè trattata col Mercurio, "sposata", fusa insieme al simbolo Mercurio, che la sormonta: Mercurio Cosmico). Il cubo, come figura piana, è una croce. Simbolo alchemico Mercurio = Luna + Sole + Croce
Mercurio Celeste o Cosmico (Sole + Luna, dal basso in alto). Mercurio Terrestre (Croce + Sole + Luna, dal basso in alto)
Mercurio Celeste o Cosmico (Sole + Luna, dal basso in alto). Mercurio Terrestre (Croce + Sole + Luna, dal basso in alto)
<Nella "Primavera" di Botticelli i dieci personaggi sono una magistrale rappresentazione della "Sacra Decade"> (Dott. Mario Di Giovanni)
<Nella "Primavera" di Botticelli i dieci personaggi sono una magistrale rappresentazione della "Sacra Decade"> (Dott. Mario Di Giovanni)

 

Sul "Mercurio Celeste o Cosmico" si veda, per esempio, "E se la figura al centro della Primavera di Botticelli non fosse Venere?", in "Finestre sull'Arte. Rivista online d'Arte Antica e Contemporanea", di Redazione, scritto il 08/11/2017, 18:40:40 ( https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/primavera-botticelli-se-non-ci-fosse-venere?fbclid=IwAR1pES7tUV5AIl6_XsKZSrPLLv1y8lO2twORxgRaQmNgjvLbKuTEALTxax8 ). Il "Mercurio Celeste" è ben visibile pure nelll'affresco del "Decoro" della dimora filosofale "Palazzo Bongiorno". Anche il principe di San Severo Raimondo de' Sangro, nel suo testamento spirituale, fa riferimento alla "Pietra d'Amore Celeste" (cfr. F.P. Pinello, Il Decoro. Dalla Cappella Sansevero a Palazzo Bongiorno, Tipheret, Gruppo Editoriale Bonanno, Acireale-Roma 2020).

L'Accademia degli Industriosi di Gangi aveva una "Impresa" (un emblema, oggi diremmo un logo) il cui significato (anagogico) era: "L'amore è il peso che dà il moto all'anima", 

 

<[...] Ha compiuto due anni l’ultimo contributo sulla questione, un saggio pubblicato nel 2015 sulla rivista Il Capitale culturale, firmato dallo storico dell’arte Giacomo Montanari dell’Università di Genova e intitolato Il Giardino delle Esperidi [1]. La Primavera di Botticelli riletta secondo Ovidio (si può leggere integralmente dal sito della rivista).

[...]

La risposta, per Giacomo Montanari [è] [...] che Botticelli si [è] basato su un unico testo letterario, su un mito o su un concetto filosofico, in ragione del fatto che l’artista, spiega lo studioso, era a conoscenza delle opere di Dante Alighieri (per la cui interpretazione si giovò dell’aiuto dell’umanista Cristoforo Landino), e forse aveva presente la quadripartizione dei sensi che può assumere un testo. Secondo Dante, che affida al suo Convivio le proprie considerazioni sul tema, un testo può esser analizzato sul piano letterale, su quello allegorico, su quello morale e su quello anagogico: per Dante, ogni senso era costruito sulla base del precedente, ragion per cui l’interpretazione d’un testo si fa chiara solo se si sono compresi tutti i sensi, soprattutto quello letterale, dal momento che “in ciascuna cosa, naturale ed artificiale, è impossibile procedere, se prima non è fatto lo fondamento, sì come ne la casa e sì come ne lo studiare: onde, con ciò sia cosa che ’l dimostrare sia edificazione di scienza, e la litterale dimostrazione sia fondamento de l’altre, massimamente de l’allegorica, impossibile è a l’altre venire prima che a quella”. Occorrerebbe pertanto trovare una lettura che soddisfi tutti i quattro sensi.

[...]

Del resto, la cultura umanistica del tempo nutriva un fortissimo interesse per la mitologia e la civiltà antica, i cui insegnamenti erano considerati ancora attuali e che, scriveva Paul Oskar Kristeller, era considerata dagli umanisti “come guida e modello principale, in letteratura come nel pensiero”, con la conseguenza che ogni opera umanistica era “disseminata di citazioni di autori greci e latini, di episodi della mitologia classica, di idee e teorie derivate da scrittori e filosofi antichi”.

[...] 

Rimarrebbero dunque due problemi da risolvere: le figure di Mercurio e di Cupido. Per quest’ultimo, è presto detto: senz’amore la vita non si può generare, dunque la sua presenza, in qualità di dio dell’amore, è necessaria affinché Giunone possa partorire. Ma non solo: l’amore, secondo la filosofia neoplatonica che animava la cultura fiorentina dell’epoca, è il sentimento che, muovendo dalla bellezza, eleva gli esseri umani facendoli tendere alla contemplazione divina. È proprio il riferimento alla filosofia neoplatonica che permette di comprendere la presenza di Mercurio, che nel dipinto appare con un elmo nero, invece che col tradizionale petaso alato: si tratterebbe dell’elmo di Ade, la cui associazione all’Ermes greco (il Mercurio dei romani) è da rinvenire nella Bibliotheca di Apollodoro (il dio lo avrebbe indossato in una battaglia). Si tratta dello stesso elmo a cui la mitologia attribuiva il potere di rendere invisibile chi se lo mettesse in capo. Botticelli può aver dunque inserito questo particolare per rendere “invisibile” la figura di Mercurio, la cui presenza è giustificata dalla filosofia neoplatonica: Ficino riteneva infatti che il legame tra il mondo terreno e il mondo spirituale fosse assicurato dal cosiddetto mercurio celeste, un’entità che conteneva una parte di natura terrena e una parte di natura spirituale. Il Mercurio di Botticelli sarebbe dunque la personificazione dello spirito che secondo Ficino aleggiava sul mondo, e questa interpretazione della sua figura sarebbe confortata anche dalle fiamme (simbolo spirituale) che decorano la sua veste e che, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, sono rivolte verso il basso, a simboleggiare tale “connessione” tra cielo e terra. Ecco dunque perché Mercurio sarebbe “invisibile”: perché, ovviamente, tale è lo spiritus mundi di Marsilio Ficino. 

[...]

I riferimenti alla filosofia neoplatonica chiarirebbero anche il senso morale dell’opera (quello letterale consiste nella resa per immagini dei versi di Ovidio, quello allegorico si risolve con la rappresentazione della primavera). Non resta che sciogliere il nodo circa il senso anagogico della Primavera di Botticelli. Il recupero dei miti pagani nella cultura umanistica rimaneva legato alla religione cristiana: “anche se la mitologia pagana trionfava nella poesia e nei trattati dell’epoca”, specifica Kristeller, “il suo senso non era quello di sostituire la religione cristiana e il suo corredo di immagini, ma di completarla. Nella maggior parte dei casi si trattava solo di un ornamento letterario sanzionato dai precedenti antichi. Laddove aveva un intento più serio, il suo uso era giustificato dall’allegoria, con cui si attribuiva alle storie pagane un significato nascosto che andava a confermare la verità cristiana”. Per tali ragioni, spesso le divinità cristiane assommavano tratti tipici delle divinità pagane. Di conseguenza, la dea Giunone che, da vergine, concepisce Marte, è perfettamente sovrapponibile alla figura della Madonna che, casta, genera Gesù Cristo. “Viene dunque quasi immediato”, conclude Montanari, “rifarsi al dogma cristiano del concepimento di Cristo, avvenuto attraverso l’intervento dello Spirito Santo senza che Maria conoscesse uomo”, col risultato che il significato religioso della Primavera allude alla "volontà divina che, attraverso il fuoco dello Spirito Santo (come lo spiritus mundi, anche la sostanza vivificante del cristianesimo ha come simbolo una lingua di fuoco), discende nel mondo per portarvi un rinnovamento e ricreare un’umanità degna di vivere nuovamente nel beato regno del Paradiso terrestre".  

 

[1] Cfr. Montanari G., Il Giardino delle Esperidi. La Primavera di Botticelli riletta secondo Ovidio / The Garden of the Hesperides. An interpretation of "La Primavera" (The Spring) by Botticelli, reinterpreted according to Ovidio, in <Il Capitale Culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage>, n. 11 (2015), Università degli Studi di Macerata, https://riviste.unimc.it/index.php/cap-cult/article/view/924

 

Il Cubo, come figura piana, è una Croce. La Croce (figura piana), come figura tridimensionale, è un Cubo. La Pietra Angolare
Il Cubo, come figura piana, è una Croce. La Croce (figura piana), come figura tridimensionale, è un Cubo. La Pietra Angolare
Massoneria: Cubo/Croce (da notare UNO, al centro della Croce)
Massoneria: Cubo/Croce (da notare UNO, al centro della Croce)
Disegno by Vincenzo Greco
Disegno by Vincenzo Greco

Massoneria: dalla Pietra Grezza da sgrossare (l'Apprendista, fig. 1), alla Pietra Cubica Perfettamente Squadrata (il Compagno, fig. 3), alla Pietra Cubica Perfettamente Squadrata sormontata dalla Piramide fusa insieme con essa (il Maestro Massone: fig. 4)

Massoneria: Squadra e Compasso. Dalla Pietra Grezza (l'Apprendista) alla Pietra Cubica Perfettamente Squadrata (il Compagno). A centro la Maestria Massonica (il Compasso sulla Squadra)
Massoneria: Squadra e Compasso. Dalla Pietra Grezza (l'Apprendista) alla Pietra Cubica Perfettamente Squadrata (il Compagno). A centro la Maestria Massonica (il Compasso sulla Squadra)

Sulle Pietre, Grezza e Squadrata, e sugli altri simboli del tempio massonico:

 

https://www.esonet.org/i-simboli-del-tempio/


L'ALCHIMIA: Il VITRIOL o VITRIOLVM

(Mercurio Cosmico e Mercurio Terrestre)

I simboli vegetali (alchemici) del Sole/Luce e della Luna/Tenebre, nella stanza dell'affresco del Giorno e della Notte (Bonam Ortu Diem)
I simboli vegetali (alchemici) del Sole/Luce e della Luna/Tenebre, nella stanza dell'affresco del Giorno e della Notte (Bonam Ortu Diem)
I simboli vegetali (alchemici) del Sole/Luce e della Luna/Tenebre, nella stanza dell'affresco "Clementia Mundi". Si faccia attenzione ai colori terrestri dell'angelo del Sole (Clementia Mundi) e a quelli argentei (mercuriali) dell'angelo della Luna
I simboli vegetali (alchemici) del Sole/Luce e della Luna/Tenebre, nella stanza dell'affresco "Clementia Mundi". Si faccia attenzione ai colori terrestri dell'angelo del Sole (Clementia Mundi) e a quelli argentei (mercuriali) dell'angelo della Luna

Sul tema dei simboli vegetali (alchemici) del Sole/Luce e della Luna/Tenebre, si veda:

 

https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/la-clemenza/

Si faccia attenzione ai simboli del Sole e della Luna, nella Tavola dei Simboli alchemici (i Tre Principi, i Quattro Elementi, i Pianeti e Metalli):

Produzione alchemica (chimica) con il Mercurio
Produzione alchemica (chimica) con il Mercurio

Alchemicamente, il Mercurio è il seme, lo sperma, dal quale si possono ricavare tutti gli altri metalli, fino ad arrivare all'Oro. Si tratta di un metallo, ma è liquido (è chiamato "argento vivo" proprio per questo motivo); è un metallo pesante ma svanisce in fumo (in spirito) se lo si riscalda leggermente, senza lasciare alcuna traccia di sè; può essere usato per la produzione di farmaci alchemici, ma può anche essere tossico; brilla come uno "specchio puro" ma, se non lo si sa usare, è un veleno mortale.

 

Sul Mercurio alchemico:

 

http://web.tiscali.it/salo/mercurio-alchemico.htm

Il VETRIOLO (VTRIOL o VITRIOLVM) è un preparato reagente per laboratorio (un tempo alchemico, oggi chimico). 

Si tratta dell'acido solforico fumante (Vetriolo): 

 

https://www.bodanchimica.it/SCHEDA%20SICUREZZA/ITCH0903.HTM

 

Si veda anche l'acido nitrico:

 

 https://www.okpedia.it/acido_nitrico

LA MONTAGNA ALCHEMICA, LA MINIERA ALCHEMICA E L'OCCULTA PIETRA

 

Visita Interiora Terrae Rectificando Inveniens Occultum Lapidem Veram Medicinam: Visita l'interno della Terra e, se opererai rettamente, troverai l'occulta pietra, vera medicina. 

Si chiamano Vetriolo i composti del rame solfati idrati: 1) il Vetriolo azzurro, o Vetriolo di Venere, o Copparosa azzurra, è il solfato di rame idrato; 2) il Vetriolo verde, o Vetriolo di Marte, o Copparosa verde, è il solfato di ferro idrato. Il vocabolo Vetriolo, utilizzato in senso alchemico, compare in alcuni documenti del VII sec. e dell'VIII sec. In questo periodo, il sigillo VITRIOL (o UITRIOLUM) è associato alla Tabula Smaragdina Hermetis. Nel IX sec. l'Alchimista Ibn Zakariya al-Razi, distillando il Vetriolo azzurro e il Vetriolo Verde, ottenne l'Acqua di Vetriolo, o Olio di Vetriolo o Spirito di Vetriolo, e cioè l'acido solforico. 

Per verificare se l'argento (la Luna) è vero o fasullo se ne gratta (o saggia) una piccola quantità e la si depone sopra una pietra di paragone. Se l'argento, sulla pietra di paragone, diventa rossastro, allora è vero. Se invece si CORROMPE o sparisce del tutto dalla pietra, allora è fasullo. Per verificare l'oro (il Sole, il Leone), invece, si utilizza l'acido nitrico. Come per l'argento, se ne gratta (saggia) una piccola quantità e la si depone sopra la pietra di paragone. Se l'oro, sulla pietra di paragone, rimane INCORROTTO, allora è vero. Se invece si CORROMPE o sparisce del tutto, allora è fasullo. 

Tutti gli altri metalli diversi dall'argento (la Luna) e dall'oro (il Sole, il Leone), trattati con gli acidi, assumono colorazioni diverse dal rossastro o spariscono del tutto.

Gli Alchimisti operavano (lavoravano alchemicamente su loro stessi e, allo stesso tempo, sui metalli e sulle pietre) sia per ottenere la pietra fiolosofale dalla trasmutazione di metalli non nobili in oro (o, prima ancora, in argento) sia per ottenere l'Aurum potabile, e cioè la vera medicina che, se bevuta, rendeva la natura umana INCORRUTTIBILE (e cioè purificata, per trasmutazione, dal peccato originale e, quindi, immortale, eterna) com'era INCORRUTTIBILE l'oro. 

Oltre al solfato di rame e al solfato di ferro c'era il solfuro di mercurio, e cioè il cinabro. Il mercurio è l'unico metallo che si può trovare liquido in natura, a temperatura ambiente, anche se è raro trovarlo in tale stato. Generalmente, invece, lo si trova in forma di cinabro. Per ottere il mercurio è necessario riscaldare col fuoco il cinabro nell'atanor, in presenza di molta aria. Il metallo ottenuto è liquido ed è di colore "argento vivo" (vivo perché liquido e cioè dotato di moto in se stesso). Veniva usato dagli Alchimisti per sciogliere, e cioè per lavorare alchemicamente, gli altri metalli, tranne il ferro, ottenendo delle amalgame, dalle quali poi il mercurio poteva essere facilmente separato per sublimazione.  Il mercurio, anche a basse temperature, e cioè nell'atanor per mezzo del fuoco, evapora  completamente. Ecco perché è stato considerato anche come una sostanza di natura sia materiale sia pirituale, capace di provocare la morte. L'inalazione di elevate quantità di vapori di mercurio, infatti, provoca un avvelenamento improvviso e molto rapido.

 

  

 

Dal Simbolo del VITRIOL o VITRIOLVM (Tabula Smaragdina Hermetis).

( Y ) Sole e Luna si versano nel Calice (a destra, in alto), sotto il quale

c'è il simbolo alchemico Mercurio ( Y ).

In basso, la pietra cubica perfettamente squadrata (Corpus), a sinistra, e la

pietra cubica perfettamente squadrata mercuriale, a destra. 

Si faccia anche attenzione al volto, che è a centro

Dal Simbolo del VITRIOL o VITRIOLVM (Tabula Smaragdina Hermetis).

( Y ) Il Sole e la Luna si versano nel Calice, sotto il quale c'è il simbolo alchemico Mercurio ( Y )

Sole - Luna - Calice - Mercurio - Aquila bicipite - Leone (Toson d'Oro). Visita Interiora Terrae Rectificando Inveniens Occultum Lapidem Veram Medicinam (VITRIOL o VITRIOLVM)
Sole - Luna - Calice - Mercurio - Aquila bicipite - Leone (Toson d'Oro). Visita Interiora Terrae Rectificando Inveniens Occultum Lapidem Veram Medicinam (VITRIOL o VITRIOLVM)
Anima - Spiritus - Corpus (Pietra cubica perfettamente squadrata). Visita Interiora Terrae Rectificando Inveniens Occultum Lapidem Veram Medicinam (VITRIOL o VITRIOLVM)
Anima - Spiritus - Corpus (Pietra cubica perfettamente squadrata). Visita Interiora Terrae Rectificando Inveniens Occultum Lapidem Veram Medicinam (VITRIOL o VITRIOLVM)
Palazzo Bongiorno (affresco "Sic Floret Decoro Decus"): Pietra Cubica Perfettamente Squadrata Alchemica, Mercuriale
Palazzo Bongiorno (affresco "Sic Floret Decoro Decus"): Pietra Cubica Perfettamente Squadrata Alchemica, Mercuriale

Si veda il "Giglio amaranto"  nella mano sinistra del bambino (posto alla base dei due aldulti: ( Y ): realizzazione iniziatica: dal bambino ai due adulti al bambino: rinascita) che, nell'altra mano, tiene la pietra cubica perfettamente squadrata mercuriale. Si faccia attenzione anche al motto, scritto su un cartiglio bianco e scisso in due parti speculari, "Sic floret" - "Decoro Decus"

 

Icona del "Decoro", dall'Iconologia di Cesare Ripa Perugino, opera che ebbe parecchie revisioni e rieditazioni, tra le quali quella voluta da Raimondo de' Sangro, principe di San Severo. Si faccia attenzione al simbolo alchemico Mercurio e alla Pietra
Icona del "Decoro", dall'Iconologia di Cesare Ripa Perugino, opera che ebbe parecchie revisioni e rieditazioni, tra le quali quella voluta da Raimondo de' Sangro, principe di San Severo. Si faccia attenzione al simbolo alchemico Mercurio e alla Pietra
Si faccia attenzione alle due pietre cubiche perfettamente squadrate, che sono dentro i due fontoni comunicanti tra di loro e sulle quali ci sono due ampolle (Tavola III dello "Splendor Solis")
Si faccia attenzione alle due pietre cubiche perfettamente squadrate, che sono dentro i due fontoni comunicanti tra di loro e sulle quali ci sono due ampolle (Tavola III dello "Splendor Solis")

Nell'ambiente socio-culturale dell'Accademia degli Industriosi di Gangi, dei Bongiorno e di Palazzo Bongiorno si praticava non soltanto l'alchimia speculativa (Mercurio Cosmico), ma anche quella operativa (Mercurio Terrestre). Un chiaro esempio di quest'ultima sono le mummie dei sacerdoti imbalsamati alle quali, per ragioni esoteriche, veniva applicata una maschera di cera d'api

 

https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/sacerdoti-imbalsamati/


IL GIANSENISMO

la "dilettazione celeste vittoriosa" e la "dilettazione terrestre"

Contro la corruzione umana ("Dilettazione terrestre"), lo Spirito Santo (la Grazia, la Provvidenza, la "Clementia Mundi", la "Dilettazione celeste" vittoriosa) era come il  VITRIOLVM (Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam), e cioè come l'acido solforico fumante. E cioè ancora era la "Vera Medicina" (il "Veram Medicinam" del Simbolo alchemico). Il VITRIOLVM aveva a che fare con la farmacologia e con la medicina (nonché con l'arte della lavorazione del mercurio e dei metalli e con l'astrologia), discipline nelle quali eccelleva Giuseppe Fedele Vitale, Segretario dell'Accademia degli Industriosi di Gangi, nonché abate (benedettino o domenicano?), poeta e rinomato e molto apprezzato, dai suoi contemporanei, medico-alchimista. 

Che fosse molto apprezzato dai suoi contemporanei, ad alti livelli, lo leggiamo nelle note biografiche (Notizie relative alla vita dell'autore) contenute nel quinto volume del suo poema "La Sicilia Liberata", pubblicato postumo nel 1815, pp. 221-227.

 

Faccio notare che, a p. 223, l'autore delle Notizie, scrive: «Lasciando stare in effetto che quà in Sicilia non erano ancor giunte le opere de' due Frank, e di Brown, quand'egli aveva già eziandio messe in iscritto le migliori osservazioni, che in questi autori si trovano, possiamo addurre un fatto che renderà onorevole testimonianza al gran valore ch'ei spiegò in Medicina ...».

 

Vi voglio segnalare proprio tale fatto, che riguarda la testimonianza resa in tribunale da un famoso medico del tempo, Vito Campagnini di Regalbuto (pp. 221-227, in modo particolare p. 223 ss.):

 

(https://books.google.it/books?id=t10PDxpg6XUC&pg=PA224&lpg=PA224&dq=Giuseppe+Fedele+Vitale+Sicilia+Liberata&source=bl&ots=KoKXwI4Q2I&sig=ACfU3U2Dc8gPGwJ66A2z0B8SZsT4N5uA8w&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwippP_S7JHoAhWx-yoKHRGvAQc4ChDoATADegQICBAB#v=onepage&q=Giuseppe%20Fedele%20Vitale%20Sicilia%20Liberata&f=false

 

Sul giansenismo:

 

https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/giustino-cigno/

 

Si veda anche la Nave degli eretici:

 

https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/la-nave-degli-eretici/

La corruzione umana, e cioè la "Dilettazione terrestre" (tema giansenista). Da notare la "Corona" di serpenti/draghi (il peccato originale, e cioè la corruzione umana naturale, la "Dilettazione terrestre", che corrompe la mente)
La corruzione umana, e cioè la "Dilettazione terrestre" (tema giansenista). Da notare la "Corona" di serpenti/draghi (il peccato originale, e cioè la corruzione umana naturale, la "Dilettazione terrestre", che corrompe la mente)
La corruzione umana (la caduta), e cioè la "Dilettazione terrestre" (tema giansenista). Da notare il nodo alla nuca, la mano che protegge la testa/mente da ciò che è in alto (le Tre Virtù Teologali) e il bastone  che esce fuori dalla cornice del dipinto
La corruzione umana (la caduta), e cioè la "Dilettazione terrestre" (tema giansenista). Da notare il nodo alla nuca, la mano che protegge la testa/mente da ciò che è in alto (le Tre Virtù Teologali) e il bastone che esce fuori dalla cornice del dipinto
L'angelo della Notte/Tenebre/Nigredo (l'affresco riprende l'icona della notte dell'Iconologia di Cesare Ripa)
L'angelo della Notte/Tenebre/Nigredo (l'affresco riprende l'icona della notte dell'Iconologia di Cesare Ripa)
Fuoco e Acqua alchemici, tra la Notte/Tenebre/Nigredo e il Giorno/Luce/Albedo. Nigredo è trasmutato in Albedo e in Rubedo
Fuoco e Acqua alchemici, tra la Notte/Tenebre/Nigredo e il Giorno/Luce/Albedo. Nigredo è trasmutato in Albedo e in Rubedo
Acqua e Fuoco alchemici. Si faccia attenzione all'Acqua che sbianca (Albedo) l'ala dell'angelo sottostante (l'altra ala è nera: Nigredo). Il Fuoco invece trasmuta il bianco della nuvola (Albedo) in amaranto (Rubedo). Attenzione alle Rose
Acqua e Fuoco alchemici. Si faccia attenzione all'Acqua che sbianca (Albedo) l'ala dell'angelo sottostante (l'altra ala è nera: Nigredo). Il Fuoco invece trasmuta il bianco della nuvola (Albedo) in amaranto (Rubedo). Attenzione alle Rose
Il Giorno/Sole/Luce/Albedo:  Nigredo trasmutato in Albedo e in Rubedo (il Sole, Apollo con il suo carro, il Divin Redentore Eucaristico): la "Dilettazione celeste" vittoriosa (UNUS est DEUS ed è Spirito)
Il Giorno/Sole/Luce/Albedo: Nigredo trasmutato in Albedo e in Rubedo (il Sole, Apollo con il suo carro, il Divin Redentore Eucaristico): la "Dilettazione celeste" vittoriosa (UNUS est DEUS ed è Spirito)
Nigredo e Albedo trasmutati in Rubedo. Il Sole Rosso/Rubedo (l'Amaranto: "Bonam Ortu Diem" - "Sic Floret Decoro Decus"). II Sole e le due Stelle costituivano il blasone del barone Bongiorno. Si noti anche la tintura verde ("Clementia Mundi")
Nigredo e Albedo trasmutati in Rubedo. Il Sole Rosso/Rubedo (l'Amaranto: "Bonam Ortu Diem" - "Sic Floret Decoro Decus"). II Sole e le due Stelle costituivano il blasone del barone Bongiorno. Si noti anche la tintura verde ("Clementia Mundi")

 

Si faccia attenzione al dito indice e alle altre tre dita chiuse della mano dell'angelo che, guardando chi lo guarda e che guarda l'affresco, è come se dicesse che quello che veramente conta e che è più importante è ciò che non è scritto, non è dipinto, non è detto ed è taciuto (la parte "bianca" della pergamena). Se si guarda e si vede questo "particolare", e se si è in grado di intendere anche ciò che non è scritto, non è dipinto ed è taciuto, allora "BONAM ORTU DIEM"... 

Si tratta del "meccanismo" del simbolo, del "Libro chiuso" (che negli affreschi di Palazzo Bongiorno è ben visibile nel dipinto delle "Tre Virtù Teologali", combinato con il Fuoco di una candela di cera d'api in mano alla Fede, che tiene il "libro chiuso" sotto il braccio a squadra), del "Mutus Liber" ecc. ecc. ecc.

(https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/gli-affreschi/)

Sulle fasi alchemiche Nigredo - Albedo - Rubedo (Opus Magnum), si veda:

 

http://lamisticadellanima.blogspot.com/2014/01/sullalchimia-di-michele-perrotta.html

Giuseppe Fedele Vitale, in Rime degli Accademici Industriosi di Gangi, coll'Orazione funerale del Barone Francesco Benedetto Bongiorno, Palermo 1769, scriveva che la Grazia (la Luce, lo Spirito Santo, la Clementia Mundi; l'economia trinitaria della salvezza: UNUS est DEUS ed è Spirito: la "Dilettazione celeste vittoriosa") utilizza la Ragione come esca, la quale segna primariamente il lume naturale, che è un riflesso del volto di Dio (UNUS est DEUS, ed è Spirito)  nell'uomo. E Gandolfo Felice Bongiorno, a sua volta, altrove scriveva che «La Ragione, qual Reina di nostra mente, reggendo le briglie, gli avidi sensi vince e soggetta, come molto più potente di loro e come eccitatrice dell'onesto e del Decoro (https://www.museosansevero.it/decoro/), le menti da maligna adombrazione offuscate, sospinge in chiara luce, apertamente mostrando di qual camino traggono i Sovrani i Sudditi, ed in quale gli conducon co' raggi suoi».

 

Sul Decoro: 

 

https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/il-decoro/

Calice, in mano alla Grazia, con Eucarestia solare (e croce del Divin Redentore). Sotto la Grazia, la Ragione che tiene in mano le briglie della mente umana (da "Rime degli Accademici Industriosi di Gangi" del 1769). Sotto, nell'affresco: gli avidi sensi
Calice, in mano alla Grazia, con Eucarestia solare (e croce del Divin Redentore). Sotto la Grazia, la Ragione che tiene in mano le briglie della mente umana (da "Rime degli Accademici Industriosi di Gangi" del 1769). Sotto, nell'affresco: gli avidi sensi

 

Ecco l'affresco, nella sua interezza. Si faccia particolare attenzione agli avidi sensi vinti e soggettati

Affresco "Fides sine operibus" (Dilettazione celeste vittoriosa) - "Mortua est" (Dilettazione terrestre). Si faccia particolare attenzione agli "avidi sensi vinti e soggettati"
Affresco "Fides sine operibus" (Dilettazione celeste vittoriosa) - "Mortua est" (Dilettazione terrestre). Si faccia particolare attenzione agli "avidi sensi vinti e soggettati"

SONETTO GIANSENISTA

 

Di Cataldo Naselli, Accademico Industrioso di Gangi, Sonetto (dalla Corona di Sonetti "Allo Spirito Santo", in Rime degli Accademici Industriosi di Gangi, Palermo 1769):

 

Fra lo immenso splendor vasto, e profondo, /

Di tuo divin, bollente, eterno Lume, /

Veggio l'alma Pietà stender le piume /

In Terra, e in Ciel, nell'universo Mondo. /

Giaceva l'Uom del primo fallo al pondo, / 

Quand'Ella venir feo del sommo Nume /

Il Figlio, e dall'eterno ampio volume, /

Cassò la pena, e restò l'Uom giocondo. /

E morendo di Dio l'unico pegno /

Per opra tuo, divino Amor possente, /

Placato fu del Genitor lo sdegno. /

Furon l'alme dal Figlio, è ver, redente /

Ma il trionfo a compir fu solo impegno /

Dell'ineffabil tua gran Luce ardente.


LE COSTITUZIONI MASSONICHE DI ANDERSON

Apollo/Sole/Luce e il suo carro
Apollo/Sole/Luce e il suo carro
Palazzo Bongiorno
Palazzo Bongiorno

CENNI STORICI (Dalla Cappella Sansevero a Palazzo Bongiorno)

Post pubblicato il 21 aprile 2021 (bisogna precisare, però, che in realtà la data di iniziazione alla Massoneria di Raimondo de' Sangro principe di San Severo è incerta)
Post pubblicato il 21 aprile 2021 (bisogna precisare, però, che in realtà la data di iniziazione alla Massoneria di Raimondo de' Sangro principe di San Severo è incerta)
Pubblicato il 22 aprile 2021
Pubblicato il 22 aprile 2021

1751 - Aprile.

Raimondo di Sangro Principe di Sansevero, nella riorganizzazione della Massoneria Napoletana, costituisce tre Logge: la “Di Sangro”, la “Moncada” e la “Carafa”.

Inizia una profonda opera di trasformazione della Massoneria del Regno, culminata con la costituzione della Loggia Scozzese che si ispira ai miti cavallereschi del Ramsay. Aggiunge gli Alti Gradi ai Tre Gradi Simbolici, rendendola così una Loggia esclusiva, con “Fratelli” appartenenti alla classe nobile, militare, ecclesiastica e con personaggi di rilievo della Corte. Naturale sviluppo è l’istituzione del “Giustizierato Massonico”, con la creazione dell’esclusiva “Loggia degli Eletti”, aderente ai “Gradi di Vendetta”. Ogni decisione, ogni controversia della Massoneria Azzurra viene sottoposta al giudizio ed all’approvazione, in maniera univoca ed inappellabile, della “Loggia degli Eletti” dei quali si riporta un estratto di taluni articoli:

“Art.3 – La Loggia degli Eletti decide tutte le difficoltà, che non si sono potute terminare in Loggia Scozzese. Ella è un Tribunale Superiore, dov’è permesso ad ogni Muratore di appellare ogni qual volta ch’ei non è contento della decisione della Loggia Scozzese”.

“Art.4 – quando accadono delle difficoltà tra gli Scozzesi, appartiene alla Loggia degli Eletti il giudicarle”.

“Art.5 – I Maestri Eletti non riconoscono l’autorità della Gran Loggia, poiché son’essi appunto, che la compongono. E quando in una qualche Città vi si trovassero degli Eletti, son’eglino i Giudici Superiori in tutte l’emergenze. Così ogni Patente, ed ogni Privilegio spedir si deve dalla Loggia degli Eletti”.

“Art.10 – Non si permetterà mai, che in un medesimo Regno si fondino più Logge di Eletti; ed al più non se ne ammetteranno, che due, o tre. Ma dovrà sempre esservene una principale, ed in Capite, cui le altre poi saranno tenute di consultare, e render conto”.

“Art.12 – Nelle Città, ove trovasi qualche Loggia Scozzese, potrà ella giudicare degli affari piccioli, e senz’appello. Ogni anno però ciascuna Loggia sarà obbligata d’inviare le sue memorie, e i suoi conti alla Loggia degli Eletti qualche tempo prima del giorno di S.Giovanni, per quivi esser discussi e passati”.

“Art.13 – Ogni anno la Loggia degli Eletti manderà due Scozzesi, ed un Eletto per visitar tutte le Logge del Regno...sarà necessario che la Loggia degli Eletti si formi una cassa particolare; e per farla, non si riceverà alcuno al Grado di Eletto senza il pagamento di docati quaranta per diritto di sua ricezione, oltre di una tassa di tre ducati al mese, che dovrà regolarmente pagarsi da tutt’i Fratelli, che compongono la Loggia degli Eletti” (Cit. Rito Scozzese Antico ed Accettato).

*** *** ***

 

 

Ruggiero Di Castiglione scrive che nella seconda metà del Settecento, numerosi liberi muratori erano attivi in centri e consessi siciliani, tra cui l'Accademia degli Industriosi di Gangi, [1] fondata dal barone Francesco Benedetto Bongiorno, [2] la quale si riuniva proprio a Palazzo Bongiorno. Nel primo giorno di ciascun mese (fatta eccezione per i periodi di ferie e di villeggiatura), gli accademici industriosi (con a capo Gandolfo Felice Bongiorno, principe dell'Accademia, protetti dall'arcivescovo giansenista di Messina Gabriello Maria Di Blasi, iscritto al Catalogo degli Accademici Industriosi di Gangi) svolgevano la loro propaganda filogiansenistica (mediante accademie aperte a tutta la cittadinanza), in base a un calendario liturgico accademico (pubblicato in Rime degli Accademici Industriosi del 1769). Giuseppe Fedele Vitale era segretario dell'Accademia degli Industriosi di Gangi, accademico etneo sin dai tempi dei suoi studi in medicina a Catania, oltre che accademico ereino, del buongusto e arcade. L'Accademia dei Pastori Etnei era un noto centro di reclutamento di massoni e di divulgazione del pensiero latomico, e cioè massonico, che si riuniva a Catania, presso il palazzo nobiliare del "fratello" Ignazio Paternò Castello, iscritto anche lui al Catalogo degli Accademici Industriosi di Gangi, che l'aveva fondata. Si trattava della casa frequentata da Giuseppe Fedele Vitale, durante il suo soggiorno a Catania. Le finalità e il linguaggio massonico sono ben presenti a Palazzo Bongiorno.

La decorazione del piano nobile del palazzo venne affidata al pittore romano Gaspare Fumagalli (aiutato da Pietro Martorana, non sappiamo in che modo e in che misura), attivo a Palermo intorno alla metà del XVIII secolo, che realizzò gli affreschi fra il 1756 e il 1759. [3] Come risulta da un documento notarile dell'epoca, fu il barone Francesco Benedetto Bongiorno a concertare con Fumagalli le icone dei dipinti degli affreschi e a pretendere che fosse lui stesso ad eseguirli, citandolo per l'appunto davanti a un notaio locale. Non è un caso se, diversamente da quanto è visibile in altri palazzi nei quali egli operò, gli affreschi siano stati da lui espressamente firmati (Gaspar Fumagalli Romanus). Il palazzo divenne sede della “Accademia degli Industriosi" di Gangi (Accademia Enguina), derivata dall'Accademia degli Sprovveduti dopo il 1748 e prima del 1758, anno di pubblicazione a stampa, a Palermo, della prima opera degli Accademici Industriosi, [4] scritta In lode di Monsignor Fra D. Tommaso Moncada, de' principi di Calvaruso, arcivescovo di Messina e protettore forestiero dell'accademia gangitana, iscritto pure lui al Catalogo degli Accademici Industriosi di Gangi. Il principe di Calvaruso risulta essere stato maestro venerabile della loggia Moncada (così chiamata proprio in onore della famiglia Moncada dei principi di Calvaruso), fondata a Napoli dal principe Raimondo di Sangro (primo sorvegliante Larnage), che contava al pie' di lista una trentina di fratelli, militari, sacerdoti, frati e negozianti stranieri, alcuni dei quali designati come calvinisti, e cioè eretici. [5] [6]

Sul modo in cui divenne sacerdote Giuseppe Fedele Vitale e sul ruolo che ebbe in questa sua scelta, all'interno dell'Accademia degli Industriosi di Gangi, l'arcivescovo di Messina Tommaso Moncada de' principi di Calvaruso, si veda, p.226:  L'arcivescovo Tommaso Moncada «corse ad abbracciarlo, pregollo di darsi al sacerdozio, e trovatolo pronto a seguir la voce del suo Pastore, sclamò: ho involato ad Apollo il più eletto figliuolo, per farne un dono alla Chiesa» (https://accademiaindustriosidigangifra.jimdofree.com/sacerdoti-mummificati-a-fossa-di-parrini/).

L'Accademia degli Industriosi di Gangi, che era Colonia dell'Accademia del Buon Gusto di Palermo (lo divenne nel 1756) e dell'Arcadia (a far data dal mese del dicembre del 1771), [7] aveva per corpo dell'Impresa un Oriuolo col motto Ex pondere motus. Di tale impresa, prima ancora che fosse adottata dall'Accademia degli Industriosi di Gangi e dai Bongiorno, aveva scritto Domenico Bouhours, nella sua opera Trattenimenti di Aristo ed Egidio, opera scritta in francese, più volte ripubblicata e poi tradotta in italiano. Nel Trattenimento V, Le Imprese, a p. 374, Bouhours aveva scritto "Un Oriuolo a ruote, con queste parole, Ex pondere motus, significa che l'amore è il peso che dà il moto all'anima". [8] Bouhours era noto in Italia, e in Sicilia, per la polemica con l'Orsi che riguardava il confronto tra la tradizione letteraria francese e quella italiana, con particolare riguardo ai Canoni d'Arcadia (Muratori, Maffei, Lemene, Ceva, Quadrio). Gandolfo Felice Bongiorno, nel suo discorso Ai Savj Lettori, in Rime degli Accademici Industriosi del 1769, faceva espressamente riferimento alla questione del canone dei Sonetti a Corona (intessuti come una specie di Catena d'Unione massonica), citando espressamente il Crescimbeni (uno dei padri fondatori dell'Arcadia), il Ceva, il Quadrio, l'Andrucci (pseudonimo utilizzato dal Quadrio), mostrando, così facendo, di essere perfettamente a conoscenza della polemica tra letterati italiani e "oltremontani letterati", e cioè francesi. [9] In quello stesso discorso, a p. IV, Bongiorno citava, in modo esteso ed espressamente, a proposito di premj (Corone di Sonetti) e di uomini da premiare e da imitare (alludendo al proprio fratello carnale Francesco Benedetto, la cui morte, nel 1767, era stata motivo e causa della pubblicazione a stampa dell'opera Rime degli Accademici Industriosi del 1769) il "celebre Signor Titon du Tillet (Gloria, e splendore non meno della Francia, ove nacque, che della nostra Palermitana Accademia del Buon Gusto, alla quale volle esse ascritto)". [10] Si trattava del secrétaire du Roi et directeur général des magasins d'armes sous Louis XIV, indicato come modello massonico di uomo da imitare, in un suo carme, da Paul Desfogres-Maillard. [11] L'Oriuolo, inoltre, alludeva all'Universo (Macrocosmo) mosso, come un'Ingegnosa Industre Macchina, dall'istancabile Eterna Mente di DEUS UNUS, e cioè dal Grande Orologiaio (una metafora del massonico Grande Architetto dell'Universo). [8]

L’Accademia degli Industriosi di Gangi era una cellula filogiansenistica che si attivò a Gangi, relativamente alla pubblicazione di opere a stampa, nel 1758 (data di pubblicazione a stampa della sua prima opera, a Palermo) e che restò attiva almeno fino al 1777 (data di pubblicazione a stampa dell'ultima sua opera, sempre a Palermo). Per quanto riguarda l’organizzazione di adunanze pubbliche, verosimilmente si attivò anche prima del 1758. Protetta da Tommaso Moncada de' principi di Calvaruso, prima, e dal noto e potente giansenista Gabriello Maria Di Blasi, dopo, entrambi arcivescovi di Messina, oltre che da Francesco Benedetto Bongiorno, fino al 1767, anno della sua morte, nonché assai vicina a certi ambienti di Napoli e alla corona reale, essa era inserita in un più ampio circuito siciliano giansenista e filogiansenista, molte volte anche filomassonico, che fu attivo, in buona parte della Sicilia, proprio nel ventennio 1750-1770. In quel periodo, i vescovi delle più importanti diocesi siciliane erano giansenisti. L’attività di propaganda di tale circuito siciliano giansenista ebbe inizio, a Palermo, grazie ai domenicani, ai benedettini e ai quesnellisti ed era effettuata mediante la pubblicazione di opere a stampa. Nel 1758 (data di pubblicazione a stampa della prima opera dell'Accademia degli Industriosi) tale circuito era assai potente, mentre nel 1777 (data di pubblicazione dell'ultima opera a stampa dell'Accademia degli Industriosi di Gangi) cominciò a mostrare chiari sintomi di cedimento. Alla fine, dopo una breve parabola di un ventennio, dagli anni 50 agli anni 70, esso risultò sconfitto, in tutta la Sicilia.

Gli Accademici Industriosi di Gangi facevano propaganda essoterica filogiansenistica (in modo episcopalista e anticurialista) e, allo stesso tempo, lavoravano esotericamente su loro stessi, e cioè sulla loro elevazione verso il Cielo, il Sole e la Luce. Essi cioè, nel costruire un tempio sociale (fondato sul Decoro, sulla Grazia, sulla Ragione, sulla Giustizia e sulla Pace) con fondamenta religiose filogiansenistiche, costruivano, allo stesso tempo, anche il loro tempio interiore, coniugando macrocosmo e microcosmo, religione (vera e esatta religione) e patria. Nel fare tale propaganda essoterica e tale lavoro esoterico su loro stessi, utilizzavano anche elementi filomassonici (tradizione iniziatica e ideale massonico di uomo: vedi Titon du Tillet, modello filogiansenistico e filomassonico di uomo che può essere ricavato dalle opere pubblicate a stampa dagli Accademici Industriosi). [12]

Un "concetto morale e religioso", come scriveva Santo Naselli nel 1968, "pervade tutti gli affreschi del Palazzo, espressione del profondo sentimento religioso di tutti i componenti la famiglia Bongiorno", [13] e cioè dei tre fratelli (Francesco Benedetto, Gandolfo Felice e Cataldo Lucio), e non del solo Cataldo Lucio, che era abate (come, invece, sostenuto da alcuni, ma senza riscontri documentali). Tale comune sentimento religioso, però, non era cattolico, come sembra sostenere nei suoi scritti sugli affreschi Santo Naselli (che, a dire il vero, parlava più di cristianesimo che di cattolicesimo), ma filogiansenista, [14] come emerge chiaramente dall'affresco "Fides sine operibus - Mortua est: il Divin Redentore, la Grazia, la Ragione, la Giustizia e la Corruzione umana" interpretato in sinossi con l'affresco della navata della Chiesa Santuario dello Spirito Santo di Gangi, con un dipinto su una bara in legno custodita nella "Fossa di Parrini" (la Cripta delle mummie dei sacerdoti imbalsamati, con le maschere di cera d'api sul volto) a Gangi, presso la Chiesa Madre (Parrocchia di s. Nicolò), e mediante alcuni concetti ricavati dalle opere pubblicate a stampa dall'Accademia degli Industriosi di Gangi. [15]

Già nel 1986, Siracusano, facendo riferimento all'opera pubblicata dal Naselli nel 1968, aveva osservato che Gaspare Fumagalli, nell'affrescare Palazzo Bongiorno, si era ispirato agli affreschi del Maratta e del Chiari di Palazzo Altieri, a Roma. [16] Nel 1998, Bongiovanni, riprendendo gli input di Naselli e di Siracusano, aveva osservato che, nelle decorazioni almeno di un affresco di Palazzo Bongiorno (raffigurante Mesi e fasi del giorno), Fumagalli si era rifatto esplicitamente all'Iconologia di Cesare Ripa (si tratta dell'icona della Notte dell'affresco "Bonam Ortu Diem"), mentre nei paesaggi, ma in modo minore, si era rifatto alle composizioni pittoriche del Locatelli. [17] [18] Ecco cosa scrivevano Maria Concetta Di Natale, Elena Lentini e Guido Meli, nel 1992, circa l'affresco "Sic floret decoro decus": "La scena che si rifà al Decoro vede sdoppiata in due figure la sua rappresentazione, come peraltro sembra suggerire il cartiglio mostrato da un puttino in basso che reca la scritta 'Sic floret decoro decus'. Elementi simbolici inerenti sono nell'una la pelle di leone e la gamba destra con un coturno, nell'altra la ricca veste, la corona di amaranto sul capo e il piede sinistro con lo zoccolo". [19]

Una recente ricerca di Pinello, che ha sviluppato questi input di Naselli, di Siracusano, di Bongiovanni e di Di Natale, ha consentito di mostrare come l'affresco "Clementia Mundi: il VITRIOL", del Fumagalli, in realtà sia una copia dell'affresco di Palazzo Altieri, del Maratta, "Allegoria (Trionfo o Elogio) della Clemenza". La parte superiore dell'affresco di Palazzo Bongiorno, però, risulta completamente diversa da quella di Palazzo Altieri: mentre l'affresco di Palazzo Altieri rappresenta temi papalini e curialisti (le insegne pontificie e le chiavi), l'affresco di Palazzo Bongiorno (che è filogiansenista e, quindi, anticurialista, nonché filomassonico) rappresenta la parte superiore della struttura del VITRIOL (Il Sole e la Luna che convergono nel calice Mercurio). Per l'interpretazione di tale affresco, la recente ricerca che abbiamo qui menzionato si è avvalsa dell'iconologia della "Clemenza" di Pietro Bellori (utilizzata dal Maratta per la realizzazione dell'affresco di Palazzo Altieri) e dell'Iconologia di Cesare Ripa, utilizzata da Pietro Bellori per la sua iconologia della "Clemenza", nonché da Fumagalli per la realizzazione degli affreschi di Palazzo Bongiorno. Per leggere e interpretare le differenze tra i due affreschi, si è avvalsa, inoltre, di alcuni concetti espressi dagli Accademici Industriosi nelle opere pubblicate a stampa dell'Accademia degli Industriosi di Gangi. [20]

Sempre la recente ricerca di Pinello, alla quale facciamo qui riferimento, ha mostrato come il Fumagalli e i Bongiorno, nell'affresco di Palazzo Bongiorno "Sic floret decoro decus: il comportamento decoroso nei rapporti interpersonali, secondo Grazia Ragione e Giustizia" (affresco di chiaro tema filomassonico che va collegato all'altro affresco del palazzo, anch'esso di chiaro tema filomassonico, "Iustitia et Pax osculatae sunt: il comportamento decoroso nelle relazioni interpersonali, secondo Grazia Ragione e Giustizia, genera la Pace sociale, mediante il Cuore"), nel motto ("Sic floret decoro decus") e nei concetti fondamentali delle icone, hanno ripreso temi riconducibili alla figura universale del "Decoro" di Giovanni Zarantino Castellini, all'incisione del "Decoro" di Carlo Grandi, all'Iconologia di Cesare Ripa (in una delle sue successive riedizioni) e alla statua del "Decoro" (https://www.museosansevero.it/decoro/) della cappella Sansevero di Napoli (piena zeppa di simboli massonici e, oggi, museo: https://www.museosansevero.it/), commissionata dal principe Raimondo di Sangro (https://www.museosansevero.it/raimondo-di-sangro/) al massone Antonio Corradini. [21] Raimondo Di Sangro era un potente massone napoletano, gran maestro, assai vicino al "fratello" principe di Calvaruso, maestro venerabile, e alla famiglia Moncada: l'arcivescovo di Messina Tommaso Moncada de' principi di Calvaruso, per un certo periodo, fu protettore dell'Accademia degli Industriosi di Gangi. Un concetto formulato da Gandolfo Felice Bongiorno (principe dell'Accademia degli Industriosi di Gangi), in un suo discorso pubblicato a stampa, inoltre, consente di mettere in relazione i concetti filomassonici del decoro, della ragione e della Giustizia con il concetto filogiansenistico della Grazia (lo Spirito Santo, la "Clementia Mundi"), fornendo la chiave di lettura dell'altro affresco di Palazzo Bongiorno "Fides sine operibus - Mortua est: il Divin Redentore, la Grazia, la Ragione, la Giustizia e la Corruzione umana". [22]

Nel 1967 il Comune di Gangi acquisisce l'immobile (https://www.comune.gangi.pa.it/turismo/palazzo-bongiorno/). Nei primi anni degli anni ottanta si svolgono alcuni lavori di restauro e di consolidamento. Un ulteriore intervento si è da poco ultimato ed ha riguardato l'ala nord. Oggi, il palazzo è sede del Consiglio Comunale e di altri uffici.

 

 

Note

 

1. R. Di Castiglione, La Massoneria nelle due Sicilie: E i "Fratelli" meridionali del '700, Volume V, La Sicilia, Roma 2011, p. 71...

2.  F.P. Pinello, Francesco Benedetto Bongiorno e Cataldo Lucio Bongiorno (ad vocem), in "Dizionario Enciclopedico dei Pensatori e dei Teologi di Sicilia, dalle origini al sec. XVIII", F. Armetta (a cura di), Vol. II, "Centro per lo studio della storia e della cultura di Sicilia Mons. Travia" della Facoltà Teologica di Sicilia, Salvatore Sciascia, Caltanissetta-Roma 2018, pp. 752-756.

3. Sul palazzo Bongiorno, sugli affreschi e sulla famiglia si veda F.P. Pinello, Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi. Letti mediante l'Iconologia di Cesare Ripa e alcuni concetti ricavati dalle opere pubblicate a stampa, dal 1758 al 1777, dall'Accademia degli Industriosi di Gangi, Vignate (MI) 2015; F.P. Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima. Giansenismo e massoneria nella seconda metà del Settecento siciliano: l'"Accademia degli Industriosi di Gangi" di Giuseppe Fedele Vitale e di Gandolfo Felice Bongiorno. Lo Spirito Santo, la sua Santissima Sposa Maria Vergine Assunta in Cielo, la Passione del Divin Redentore, l'"Ingegnosa Industre Macchina" dell'"Oriuolo", i "Sonetti a Corona". In appendice, la "Clementia Mundi" di Palazzo Bongiorno, sede dell'Accademia degli Industriosi, a Gangi, e l'"Allegoria (o Trionfo o Elogio) della Clemenza" di Palazzo Altieri, sede dell'ABI (Associazione Bancaria Italiana), a Roma, Vignate (MI) 2015; G. Bongiovanni, Fumagalli Gaspare (ad vocem), in "Dizionario Biografico degli Italiani Treccani", Volume 50 (1998); C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, p. 264; S. Naselli, Il Palazzo Bongiorno di Gangi. Gli affreschi di Gaspar Fumagalli, Palermo 1968.

4.  F.P. Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima, cit., p. 591 ss., "Quando fu fondata l'Accademia degli Industriosi di Gangi?"..

5. A.M. Rao, La massoneria nel Regno di Napoli, p. 516, in Storia d'Italia (Einaudi), Annali 21, La Massoneria, a cura di G. Mario Cazzaniga, Torino 2006, come riportato da Pinello..

6. F.P.Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima, cit..

7. F.P. Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima, cit., "L'ingresso dell'Accademia Enguina in Arcadia e il componimento di Giuseppe Fedele Vitale Il Tempo all'Enguinea Musa" (Canto); F. Alajmo, Giuseppe Fedele VItale, poeta e medico del secolo XVIII, Palermo 1940, pp. 126 ss..

8. F.P. Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima, cit., pp. 541 ss..

9. F.P. Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima, cit., pp. 59 ss., "I Sonetti a Corona e le Catene d'Unione".

10. F.P. Pinello, Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "Dimora filosofale" a Gangi, cit., pp. 152 ss., "Modello filogiansenistico e filomassonico di uomo (i processi di rettificazione e i concetti)".

11. G. Delogu, A proposito della figura del Libero Muratore ideale nella poesia francese e italiana tra Sette e Ottocento, in "Hiram, Rivista del Grande Oriente d'Italia", n. 3/2013, pp. 86-89, come riportato da Pinello..

12. F.P. Pinello, Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi, cit., p. 28. Sul giansenismo in Sicilia nel ventennio 1750-1770, e sul ruolo svolto dai tre fratelli Di Blasi (tutti e tre Accademici Industriosi) e, soprattutto, di Gabriello Maria Di Blasi (arcivescovo di Messina e protettore forestiero dell'Accademia degli Industriosi di Gangi) vedi G. Cigno O.M. Cap., Giovanni Andrea Serrao e il giansenismo nell’Italia Meridionale (Secolo XVIII), Université de Louvain, Recueil de travaux, publiés par le membres del Conférences d’Histoire et de Philologie, 2e Série, 48eFascicule, Palermo 1938-XVI, pp. 323-348; S. Correnti, La Sicilia del Settecento. Il tramonto dell’isola felice (con sedici stampe d’epoca), Volume I, ed. Tringale, Catania 1985, 418-422. Sia Giustino Cigno che Santi Correnti sono citati da Pinello..

13. S. Naselli, Il Palazzo Bongiorno di Gangi. Gli affreschi di Gaspar Fumagalli, Palermo 1968, p. 36, come riportato da Francesco Paolo Pinello..

14. F.P. Pinello, Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi, cit., p. 27..

15. F.P. Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima, cit., pp. 81 ss.; Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi, cit., pp. 100 ss., "Un 'concetto' formulato da Gandolfo Felice Bongiorno"..

16. C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, p. 264; S. Naselli, Il Palazzo Bongiorno di Gangi. Gli affreschi di Gaspar Fumagalli, Palermo 1968..

17. G. Bongiovanni, Fumagalli Gaspare (ad vocem), in "Dizionario Biografico degli Italiani Treccani", Volume 50 (1998)..

18. F.P. Pinello, Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi, cit., p. 43..

19. M.C. Di Natale - E. Lentini - G. Meli, Gangi Fotografie di Enzo Brai, Engium, Centro per la Promozione e lo Sviluppo della Cultura, Palermo 1992, p. 80..

20. F.P. Pinello, Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi, cit., pp. 43 ss.; F.P. Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima, cit., pp. 643 ss..

21. F.P. Pinello, Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi, cit., pp. 80 ss.; F.P. Pinello, L'amore è il peso che dà il moto all'anima, cit., pp. 181 ss...

22.  F.P. Pinello, Gli affreschi di Palazzo Bongiorno, "dimora filosofale" a Gangi, cit., pp. 100 ss..

 

 


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